domenica 30 dicembre 2012

IL 2012 MAZARESE, ANCORA NEL SEGNO DI CRISTALDI…MA A QUALE PREZZO?


Ivano Asaro
La fine dell’anno si avvicina e, come si conviene in tutte le buone tradizioni, è tempo di bilanci.
Per la verità preferisco le previsioni, specie quelle ottimistiche e cariche di parole semplici. Ma, come spesso ripeto, va da se che per immaginare il futuro dobbiamo conoscere il presente e il passato. A Mazara dove siamo? Da dove veniamo? Sicuramente non tutto ciò che si dice, o si è detto, per le vie della città è tangibile. Come si fa a quantificare un sogno, nella fattispecie quello cristaldiano?
Partiamo da un dato di fatto: il programma elettorale. Oggi racconta una Mazara che non c’è. Quella piccola grande capitale del Mediterraneo ipotizzata dallo staff del sindaco in sede di elezioni è una visione attualmente onirica ed inevasa dalla sua giunta. Potremmo già perderci nei mille rivoli che necessariamente un programma deve trattare ma che raramente superano lo spazio di un secondo nella cantilena popolare, perciò guardiamo ai punti salienti, quegli stessi vessilli che l’onorevole aveva fatto propri:

- LA FRUIBILITA’ DELLE ZONE BALNEARI
Le nostre spiagge dovranno essere oggetto di attenzione non solo del periodo estivo ma dovranno essere fruibili anche in altre stagioni: l’Amministrazione si muoverà sulla strada del controllo e della pulizia attraverso l’utilizzazione di personale interno e del possibile coinvolgimento di manodopera esterna. Gli interventi mirati alla vivibilità delle zone balneari impongono una precisa politica urbanistica per dotare le aree balneari di spazi attrezzati per attività commerciali, culturali e ricreativi.”
Non è necessario essere un genio per accorgersi che tutto questo è lontano non solo dall'essere realizzato ma anche solo dall'essere compreso come qualcosa di rintracciabile nella realtà. Tonnarella è sempre la stessa ormai da anni, con la sua viabilità ad uso e consumo di taluni, con i poliziotti municipali presenti solo nelle circostanze meno incresciose e pavidi per affrontare talune arroganze. I bambini continuano a considerarla come l'albero di Natale, utile solo in certi periodi dell'anno, e la sabbia, tanto importante per quell'ecosistema, continua ad essere sperperata per colpa di infrastrutture obsolete.

- LA SPIAGGIA IN CITTA'
Il lungomare di Mazara del Vallo dovrà costituire uno dei primi luoghi di intervento della Pubblica Amministrazione. Dovranno essere effettuati i lavori necessari alla restituzione della spiaggia cittadina ai Mazaresi, con l’eliminazione degli inconvenienti derivanti da uno stato igienico-sanitario sicuramente non degno di una Città dalle grandi ambizioni turistiche.”
Parole roboanti che avevano convinto anche gli scettici. Ognuno si sarà fatto un'idea sul tema (e non è questa la sede per parlarne), ma è inutile nascondere che quel cartello sulla non balneabilità delle acque è un ammonimento troppo severo per quelle attività che puntano sul turismo vacanziero. La spiaggia in città in buona sostanza non esiste ed al di là delle idee (ripeto personali) è a tutt'oggi un punto non assolto di quel programma.

- LA FERROVIA E I PASSAGGI A LIVELLO
C’è un grande problema che va affrontato con determinazione: quello legato alla presenza della ferrovia che taglia la Città in due e ne blocca lo sviluppo oltre a provocare disagi non più sopportabili: l’Amministrazione comunale attiverà tutti i canali per l’eliminazione di tale barriera.”
A mio avviso il nodo più fantasioso: la soppressione della tratta ferroviaria che impone l'uso dei passaggi a livello nel tessuto urbano. E’ stata una delle perle della campagna elettorale a tal punto da costringere gli altri candidati a dire la loro. Fu talmente geniale come trovata che anche le altre città, limitrofe alla nostra, si avvicinarono e si interessarono, quasi ad ammettere una loro dipendenza in quei termini dalla città del Satiro. Ma se clamore vi fu, gli effetti di quegli annunci non hanno avuto seguito: i canali sono rimasti inoperosi (o sordi); la città non ha sottopassaggi come paventato da altre forze politiche, nè la soppressione della strada ferrata. Le sbarre non si sono mai mosse dal loro posto.

- IL CENTRO STORICO
Dovrà essere recuperato il Centro Storico, non soltanto attraverso una politica di sistemazione degli edifici ma anche mediante iniziative tendenti ad incoraggiare il ritorno nella Città antica delle attività artigianali e commerciali. C’è un problema di sicurezza nella nostra Città che riguarda principalmente il Centro Storico: in tal senso, l’Amministrazione Comunale si muoverà in collaborazione con gli Organi preposti in linea con quanto previsto dalle leggi in vigore, prevedendo un controllo territoriale mediante l’utilizzazione della Polizia Municipale, di volontari, di associazioni di ex appartenenti alle Forze dell’Ordine con protocolli d’intesa con Prefettura ed Organi preposti alla sicurezza dei Cittadini e all’ordine pubblico. Mazara del Vallo è Città multiculturale e questa considerazione conduce a sviluppare una politica gestionale della Città verso lo sfruttamento di tale condizione.”

Un fermento, specie i primi mesi di sindacatura, era rilevabile per le vie del centro. Interventi decorativi, a volte tendenti all'arte, sono stati una forte onda per quelle viuzze così caratteristiche.
Le onde bagnano, ma non costruiscono nemmeno i castelli di sabbia: le stradine abbellite sono rimaste tali e nessuno di quegli ha portato alla nascita di attività, fuori da quelle, per altro talune precedenti allo stesso sindaco, attinenti alla movida notturna. Kasbah sì, ma solo per i pub e per i commercianti che resistono. Inutile dire che il problema della sicurezza non è stato affrontato (o per lo meno non in maniera incisiva): per informazioni chiedere ai commercianti e residenti di tutta quell'area che va da Porta Palermo in giù.

- LA SANITA’
L’Amministrazione comunale non potrà non avere un preciso ruolo nella politica sanitaria, a sostegno dell’ammodernamento delle nostre strutture ospedaliere e di pronto soccorso. Una politica di collaborazione con le altre Città vicine dovrà avviare un processo di efficienza delle nostre strutture sanitarie, con l’ambizione di scoraggiare i cittadini a rivolgersi a strutture lontane dalle nostre Città.”
Equilibri politici (che taluni definirebbero giochi di potere) ci hanno portato alla situazione attuale, che è figlia di una situazione inversa: gli amici sono diventati nemici ed i nemici sono diventati amici. Certo, oggi Massimo Russo non è più assessore regionale e Vito Billardello non è imputabile delle responsabilità altrui, ma è innegabile l’assenza di sindaco e giunta al corteo in difesa del nostro nosocomio.

- I MERITI
Sarei ingiusto se parlassi della sindacatura Cristaldi come un periodo di sole sconfitte e manchevolezze. L’ex deputato nazionale ha il grande merito di aver fatto interessare la gente all’andamento della città, di aver creato attenzione rispetto alla cosa pubblica (cosa che non ebbe Macaddino, il quale però fece importanti opere urbanistiche). Quante persone e per quanto tempo hanno discusso di Corso Umberto chiuso al traffico? Sicuramente migliaia e per mesi. Quanti cittadini hanno disquisito (e continuano a farlo) sulla gradevolezza e l'opportunità delle ceramiche sparse per la città senza un criterio logico? Tante, tantissime. Si è parlato di costi, di autori. Alcune sono attribuibili allo stesso Hajto, ma lui dice di averle donate alla città. E poi ancora i battibecchi col vescovo Mogavero, le nomine assessoriali discutibili: Cristaldi riesce a fare parlare di sè, sempre e comunque.
Quella del sindaco è proprio una tecnica di comunicazione: creare amici e nemici sulle sciocchezze, clamore sulle cose di scarso interesse. Mentre il lavoro latita, la sopraelevata rimane un’eterna incompiuta, si parla di giare e ceramiche.
Un’utile mossa che solo i fini strateghi sanno fare: aprire un vortice, di berlusconiana memoria, dove il popolo si spacca non su i fatti ma sulle persone e chi non è d'accordo è perché ha qualcosa contro il primo cittadino. Questo è sicuramente il più grande dei suoi meriti (forse anche l'unico). Tutto ciò si materializzerà in un elettorato più preparato, in grado di capire più cose, come la completa sciocchezza della chiatta o di apprezzare la differenza tra candidati che parlano l’italiano ed altri ancora fermi al dialetto classico. D’altro canto però la gente sarà più integralista, affamata ed anche più arrabbiata: una spinta che forse neanche i Grillini riusciranno a canalizzare.
Cristaldi ha ancora un pò di tempo per coprire alcuni determinanti omissis della sua amministrazione, di correggere il tiro, sperando di non trovarsi più davanti ad imbarazzanti dichiarazioni come: “E’ colpa del consiglio comunale!” o il più eclatante “E’ colpa della crisi mondiale e della congiuntura economica”. Frasi che mal si approcciano alla sfilza di consulenze, veri e propri orpelli di un sultanato, che nulla hanno prodotto, se non ulteriori artifizi da record per i loro costi.

Per il resto sereno e, speriamo, felice anno nuovo.


Ivano Asaro, Alberto Tumbiolo

venerdì 28 dicembre 2012

Paura del futuro..

Un altro anno se ne va e come sempre è tempo di bilanci, di riflessioni ma soprattutto di previsioni. Perché se è relativamente facile riconoscere gli errori del passato, non è altrettanto semplice cercare di porre rimedio agli sbagli commessi. Quanto detto, vale per la politica, per l'economia e nel suo piccolo anche per lo sport. Dal tanto blasonato calcio passando agli sport meno considerati si fa fatica a intravedere un orizzonte limpido. Tante le colpe, poche le attenuanti, per chi avrebbe dovuto quanto meno limitare la grande crisi nella quale il nostro sport tergiversa. Perché si, la crisi economica ha colpito, sta colpendo e continuerà a farlo ma addossare ad essa l'intera colpa del momento di difficoltà dell'intero movimento sportivo Italiano, sarebbe quanto meno ipocrisia  Le ultime olimpiadi sono lo specchio di quello che ad oggi è il nostro sport. Piazzamento dignitoso, maturato però grazie al grande contributo delle solite discipline. Troppo poco per competere con le corazzate mondiali e nemmeno così tanto, per non aver paura delle tante Nazionali emergenti. Le soluzioni ci sarebbero, da tempo si propongono, noi aspettiamo, nella speranza di poter vedere i nostri vivai potenziati, le nostre strutture modernizzate, il nostro modo di pensare cambiato, come se non avessimo aspettato già abbastanza..
Gaspare Polizzi
   Gaspare Polizzi

Dal Brasile al Giro: vi presento il 2013!

Mirko Scimemi

Signori allacciamoci le cinture…Ebbene si,i carissimi Maya hanno sbagliato sulla fine del mondo e presto tutti gli sportivi si potranno godere un altro anno di intenso sport!!Un 2013 tutto da seguire, ricco di eventi entusiasmanti. Certo di sicuro non sarà come l’anno che sta per terminare, i giochi di Londra 2012 sono stati meravigliosi, se poi aggiungiamo un Europeo entusiasmante (Spagna campione) e tanti colpi di scena tra scandali per doping, calcioscommesse e ritiri direi che un anno così è difficile da eguagliare. Eviterei di cominciare discorsi riguardanti la legalità nello sport, perché tanto sono una causa persa, lo sport è come un malato terminale nemmeno dottor House riuscirebbe a guarirlo. Un evento segnerà l’estate 2013 che sarà l’antipasto dei mondiali 2014 nella culla del calcio, nel paese dove nascono talenti che con le loro giocate hanno fatto divertire tutti gli appassionati di calcio: il Brasile. La Confederation Cup è manifestazione calcistica per squadre nazionali, organizzato dalla FIFA, che si svolge con cadenza quadriennale nell'anno precedente la Coppa del Mondo FIFA e giocato nello stesso paese che deve ospitare il torneo mondiale, vi prendono parte le Nazionali vincitrici di ciascuna delle sei competizioni di confederazione (Europei,Coppa d’Africa,Coppa d’Asia,Coppa America, Coppa delle nazioni oceanine,Coppa d’oro), insieme alla squadra detentrice della Coppa del Mondo FIFA e alla nazione ospitante, per un totale di 8 squadre partecipanti. Nel caso in cui una Nazionale risulti vincente sia in Coppa del Mondo, sia nella propria competizione di confederazione, liberandosi un posto, vi accede anche l'altra Nazionale finalista del campionato di confederazione (infatti grazie all’impresa di esser arrivati in finale l’Italia sarà una delle pretendenti). La curiosità di vedere un torneo svolgersi in Brasile è unico, il calore dei tifosi, gli stadi immensi e delle squadre agguerritissime fanno di questa Confederation Cup un vero torneo. Tutte vorranno battere la Spagna schiacciasassi,ma sarà davvero dura perché Xavi Iniesta e i loro compagni sembrano al giorno d’oggi davvero imbattibili. Ma non è l’unico evento del 2013 di rilievo, da seguire sarà il basket americano con la sfida a distanza tra Lebron James e Kobe Bryant. Gli Heat al momento sono i più forti ma ai play-off tutto può accadere e una finale Miami Lakers la sogniamo tutti. Ma il ciclismo sarà lo sport che a mio avviso sarà più entusiasmante. Dopo la delusione del Giro 2012 grandi campioni del panorama mondiale si daranno battaglia sulle Alpi per la vittoria finale, Wiggins Contador e Nibali si affronteranno in quello che tutti noi ci auguriamo come il Giro più avvincente dell’ultimo decennio. Sediamoci sulle nostre e poltrone e godiamoci lo spettacolo: buon 2013 a tutti!

Mirko Scimemi

2013: l'aquila tornerà a volare?


16/05/2010, ultima giornata del campionato di calcio 2009/2010, l' U.S. Città di Palermo chiude al 5° posto dopo una stagione esaltante, dove otterrà il record di punti in una singola stagione, il record di gol segnati, il record di vittorie, il minor numero di sconfitte, il record di imbattibilità casalinga e esprimendo uno dei calci più belli d'Italia. Era il Palermo di Cavani, Nocerino, Cassani, Bazaretti, Kjaer, Sirigu e Pastore, una squadra piena di talento che se lasciata crescere poteva dare tantissime soddisfazioni e aspirare a grandi traguardi; ma al termine della stagione la dirigenza Palermitana decide di vendere 2 giocatori: Cavani, che passerà a Napoli diventando uno dei migliori centravanti del mondo e Kjaer.
Davide Mauro
Stagione 2010/2011 il Palermo non vive una stagione felice in campionato ma riesce a riscattare un campionato in chiaro scuro riuscendo ad arrivare in finale di Coppa Italia, poi persa, attirando allo stadio olimpico di Roma 40.000 Palermitani provenienti da tutto il Mondo. La finale di Coppa Italia è il punto massimo toccato dal Palermo Calcio nell'era Zamparini e forse anche della storia rosanero, ma al termine di quella partita qualcosa nel Palermo calcio cambiò. Il primo cambiamento è stato il non proseguire il rapporto con Delio Rossi, l'allenatore che aveva fatto rendere al massimo quel gruppo e che a Palermo era amatissimo, poi i tifosi del Palermo hanno assistito impotenti ad un indebolimento progressivo che ha visto partire dal capoluogo Siciliano tutti i maggiori artefici dei 2 più grandi traguardi raggiunti: da Nocerino, regalato inspiegabilmente al Milan, a Cassani, passando per Pastore, Sirigu e Balzaretti, da queste cessioni il Palermo ha ricavato circa 60 milioni di Euro rinvestendone nel mercato pochi e soprattutto male. Tutte queste cessioni non sono state seguite da acquisti di qualità e questo ha portato il Palermo dal lottare per la Champions League a lottare per la salvezza. Inoltre da quel 29/05/2011, data della finale di Coppa Italia, non si è visto uno straccio di progetto tecnico, i tifosi non hanno visto la voglia di migliorare la squadra e guardando la società da fuori sembra che ci sia molta confusione nelle scelte: nelle ultime 3 stagione si sono avvicendati 4 direttori sportivi, 7 allenatori e sono passati diversi giocatori. Il 2012 è stato un anno orribile per la società Siciliana, nell'anno solare il Palermo ha ottenuto solo 8 vittorie e nella stagione in corso si trova al terzultimo posto. Anche questa stagione la confusione societaria l'ha fatta da padrona, in estate il presidente Zamparini ha ingaggiato un nuovo allenatore, Giuseppe Sannino e un nuovo DS, Giorgio Perinetti, durante le interviste estive il presidente ha parlato di questi 2 innesti come i migliori acquisti della società ma dopo appena 3 giornate Sannino è stato silurato e dopo qualche giornata ci sono state anche le dimissione di Perinetti. Adesso l'allenatore del Palermo è Gasperini, che sta dando un discreto gioco alla squadra ma ottenendo pochissimi punti, anche a causa di una rosa di una qualità infima. Oltre al nuovo allenatore il Palermo ha un nuovo amministratore delegato, Pietro Lo Monaco. Proprio su Lo Monaco sono oramai riposte le ultime speranze di rinascere, il tifoso Palermitano è ormai molto sfiduciato dalla gestione Zamparini e non crede più al presidente, lo stadio è sempre più vuoto e la fiducia attorno alla squadra è sempre più bassa. Lo Monaco ha dato una piccola speranza ai tifosi grazie a dichiarazioni convincenti e ad un curriculum di tutto rispetto. Adesso però devono seguire i fatti perchè la salvezza è un traguardo fondamentale per il Palermo e la rosa attuale non da l'impressione di poterla raggingere.
Io da tifosissimo del Palermo:
Mi auguro che in questo 2013 il Palermo nella figura di Zamparini riesca a dare continuità ad un progetto, naturalmente il progetto non deve essere quello avviato la scorsa estate ma un progetto che riesca sfruttare in pieno le risorse che la società ricava da sponsor, stadio e televisioni, che sicuramente non sono da 17° posto.
Mi auguro che con Lo Monaco e Gasperini Zamparini sia paziente e che riprenda ad investire come la piazza di Palermo merita.
Mi auguro di non rivedere più a Palermo giocatori che non sono degni di indossare la maglia rosanero.
Mi auguro di vedere nuovamente il Barbera pieno e carico di entusiasmo.
Mi auguro che si facciano passi avanti per la costruzione del centro sportivo e dello stadio che darebbero un'altra dimensione al Palermo.
Mi auguro che venga rinnovato il contratto a Miccoli, il nostro capitano, l'unico calciatore di spessore che ci è rimasto e uno dei pochi che tiene realmente alla maglia.
Mi auguro che nel prossimo mercato di Gennaio la società punti su giocatori pronti e forti e non su scommesse sconosciute.
Ma soprattuto di auguro di riusicre a mantenere la serie A.
Inoltre auguro a tutti voi che leggete un 2013 più felice del 2012 appena concluso.


Davide Mauro



giovedì 27 dicembre 2012

Messi come…

Sergio Basilio

Messico ’86 nel’immaginario collettivo assoluto riporta alla memoria due cose soltanto: Maradona che salta l’intera Inghilterra per siglare il gol più bello del secolo e l’immagine di Diego che alza la coppa al cielo, vinta praticamente da solo nel mondiale che lo ha incoronato re.

Ma se a quel termine togliamo il “co” rimane Messi 86 che da oggi ha un suo significato preciso.
Messi come fenomeno, Messi come esempio, Messi come spettacolo, come Catalogna, come tecnica, come fulmine, come potenza, Messi come Maradona, e si, perché l’accostamento ci sta e da sempre; sembra quasi un progetto studiato a tavolino ma non lo è: Leo argentino come Diego, mancino, non dal fisico adatto (soprattutto per il calcio odierno), Messi che và al barça, che diventa fenomeno, che segna di mano (gol fotocopia a quello di Maradona) e che (e ciò ancora mette i brividi) firma uno dei gol più belli di sempre praticamente copiando, se non migliorando, il gol di Diego all’Inghilterra; certo qui parliamo di Liga e non di Quarti di finale di Coppa del Mondo, però è la stessa fascia, lo stesso movimento, lo stesso spirito.

Messi negli ultimi anni è diventato il simbolo del calcio di oggi, grazie al Barcellona ovviamente ma non è nitida la sottile linea della risposta alla domanda “ma è il Barcellona che fa Messi o viceversa?” perché adesso sembra che anche nella sua unica pecca (la nazionale) il piccolo Leo cominci a fare magie e segnare valanghe di gol. Forse l’unica differenza tra lui e Diego è questa, il gol. Diego era più uno che ti nascondeva la palla, che segnava da posizioni inverosimili, dalle giocate impossibili, Messi invece prende palla, salta tutti e con prepotenza segna e segna ancora ed è qui che arriviamo a coniare un nuovo sinonimo : Messi come Muller, Gerd Muller, l’immenso Muller, l’inarrivabile Muller.

Il piccolo Muller (centravanti dei panzer tedeschi vincitori di tutto negli anni ’70) aveva un record che difficilmente poteva essere abbattuto: 85 gol in un anno solare (cifra che per quegli anni fa ancora rabbrividire). Messi domenica sera ha eguagliato e battuto questo record arrivando a quota 86, un gol meraviglia dopo l’altro magari nell’anno in cui ha vinto meno può permettersi in bacheca quest’altro trofeo personale. Un pallone d’oro dopo l’altro e nessuno può lamentarsi, due Champions in tre anni, record su record di presenze, gol indimenticabili come quelli al Real di Mou o i poverissimi in Champions, i quattro rifilati all’Arsenal, tanti gol, finali, assist e quant’altro. Una volta un giornalista disse “siamo nell’era Messi anno uno” ed è vero, nell’era dei tablet, del web 2.0, del tutto facile e subito Messi è l’esempio per eccellenza, tutto veloce, rapido, perfetto. In un era dove un calciatore come Cristiano Ronaldo deve accontentarsi di essere secondo e dove Messi non è più ricordato come l’erede di Maradona ma come se stesso, ragazzo che ti entra nel cuore, che non puoi odiare se ami il calcio, esempio impeccabile, mai un comportamento fuori luogo, campione vero da raccontare a figli e nipoti. Ora manca solo una cosa, la Coppa tutta d’oro col mondo sopra; perché è giusto così, perché è scritto così, un giorno Leo prenderà la sua squadra albiceleste per mano e la porterà fino alla conquista del mondiale, magari da capitano, magari con un gol stupendo ai quarti contro l’Inghilterra, come a MESSICO ’86.


Sergio Basilio

domenica 23 dicembre 2012

Il silenzio non può candidare nessuno, neppure Monti... nel rischio Ingroia comincia a dire la sua


Con la mente rivolta nella direzione arancione (non fosse altro che Ingroia ha parlato soltanto da poche ore) è indubbio che tutto il popolo di sinistra, non solo quello anti-d'alemiano, è incuriosita da questa iniziativa. La curiosità non è certamente solo figlia delle cose positive che ci sono in quel polo, anzi l'elenco delle cose da spiegare sarebbero tante, proprio perché risulta atipico quest'assembramento di personalità. Domande si affollano dietro il progetto di De Magistris: Di Pietro è subalterno al suo delfino, ora sindaco di Napoli? Orlando si candida ad essere un guru, nonostante Palermo aspetti la svolta? Perché Ferrero e Di Liberto dovrebbero fare pace in questo nuovo soggetto politico, quando invece si sono sempre contraddistinti per atteggiamenti da prima donna? E poi elementi come Bonelli, autori di interessantissime lotte ambientali, proprio perché “Verdi”, sono candidati o portatori d'acqua?
Il movimento arancione in buona sostanza è un grande punto di domanda. Dall'inizio alla fine. Per di più tutti i quesiti precedentemente posti sono necessariamente secondari alla domanda centrale sulla probabilissima candidatura di Ingroia: aveva torto Berlusconi quando diceva che i magistrati sono politicizzati? Non è questa la prova? 
Il popolo non vuole sentire discorsi astrusi e complessi. Ha la necessità però di sapere se chi è stato tacciato di essere un millantatore perché offendeva la magistratura aveva realmente torto. Ed io penso che torto in realtà Mr B. ce l'abbia, perché la magistratura è politicizzata negli uomini e non come istituzione: dimostrazione plastica di ciò è Alfredo Mantovano, dirigente Pdl, leader dello stesso partito, eppure magistrato. Un discorso di proporzioni tra destra e sinistra?
Le cose si dicono tutte, oppure sarebbe meglio tacere. Berlusconi non ha quasi mai attaccato i giudici, eppure sono questi stessi che per molte parti hanno dato ragione a quei magistrati che indagavano su di lui. Detto ciò la figura di Ingroia, laddove risulti vincente e collante per la società, per le forze sociali e civili del paese è senza dubbio l'ennesima sconfitta della politica, ancor più bruciante del governo tecnico.
Il motivo è presto detto: Monti sanando una nazione sarà oggetto di giudizio nella prossima consultazione elettorale ad opera del popolo sovrano, fiaccata dal berlusconismo e dall'italiano medio (quello farlocco in pratica);
Ingroia arriva dopo ben 13 mesi di cura-Monti (sotto molti aspetti sicuramente un fallimento), ma soprattutto perché alla sinistra del Partito Democratico c'è ancora posto per parlare di Legalità, Welfare, Cultura. E' questo allora un fallimento duplice: non solo la politica non riesce ancora ad organizzarsi, ma non ha neppure capito nulla di quello che è successo.
Ipotizziamo per un attimo che il PD vinca le elezioni, che il movimento guidato da Ingroia abbia un exploit elettorale: che senso avrebbe guardare ancora al centro?
Bersani, che per il momento cincischia sulle alleanze, non farebbe meglio ad investire sui valori che sono portati avanti e siglati dal decalogo “Io ci sto”? Non sarebbe meglio ringraziare meno Monti, specie in questo periodo, e più chi è stato sul territorio, come quelle persone che stanche di soggetti come Letta e Boccia adesso cercano qualcosa di nuovo, qualcosa che parli di lavoro e crescita costruttiva delle relazioni sindacali e che per ora pare migrare verso lidi arancioni?
Se l'attivismo prolisso d'Ingroia è segno di voglia (anche personale), la tattica di Monti è delle più bieche. Aspettare alla finestra, sapendo che il Popolo delle Libertà non vuole candidare Berlusconi per evitare figuracce, aspettando per di più di avere tutti ai propri piedi è sì una tattica vincente per essere acclamato dai poteri forti di questa nazione, ma anche un modo per strozzare le migliori energie liberali che di città in città evidentemente vorrebbero cominciare a fare una loro strada, anche per cercare un consenso verso la parte più stantia della politica. D'altronde tra qualche giorno è Natale: forse neanche loro si prendono troppo sul serio. Aspettiamo di vedere come si comporteranno i big della finanza prima di dare per esclusa qualsiasi possibilità, anche quella che vorrebbe candidato il silenzioso, e poi neanche tanto, Monti.

Ivano Asaro
Ivano Asaro

sabato 22 dicembre 2012

Solidarietà al procuratore Marcello Viola


La nostra associazione nacque nel 1994 con l’eco delle bombe ancora risuonante tra le strade di questa disgraziata isola, un frastuono fastidioso, forte ma insignificante al cospetto della dirompente potenza delle idee che uomini, magistrati di questo Stato, hanno affidato e deposto nelle nostre mani come armi di pace per annientare i “vostri” ordigni di morte.
VOI Cercate di isolare, chi dedica l’intera esistenza, per rendere migliore questa terra, VOI che in questa terra siete da sempre una minoranza a NOI sgradita.
Le loro idee camminano sulle nostre gambe, per questo ogni vostra meschina azione,lettera, minaccia contro un singolo magistrato, poliziotto, cittadino italiano, siciliano è un diretto ed esplicito attacco alla nostra persona; la lettera minatoria ricevuta dal procuratore Marcello Viola, è una minaccia alla nostra sicurezza,alla nostra libertà e alla nostra dignità umana, per ciò anche il presidio di Partanna dell’ Associazione Antimafia Rita Atria , tramite questo breve scritto , vuol essere vicino al Dott.Viola, in questo triste momento, sostenendo il suo coraggioso impegno contro “cosa nostra” e il malaffare.
L’indifferenza e il silenzio, dinanzi a episodi simili ci renderebbero complici, noi ci uniamo a gran voce al grido di solidarietà; vicini al procuratore Viola, uniti contro la mafia.

P.Diodato - Ass.Rita Atria Presidio Partanna.

mercoledì 19 dicembre 2012

Manifestazione per l'ospedale: sempre la solita storia?


Il 13 Dicembre la città di Mazara del Vallo è scesa in piazza per rivendicare il diritto, indispensabile, ad avere un ospedale meritevole di questo nome, che sia cioè dotato almeno di possibilità minime.
Ognuno ha avuto negli ultimi tempi la possibilità di farsi un'idea sugli interpreti di questa vicenda, buoni o cattivi che siano. Partendo da questo, è inutile rivolgere troppo lo sguardo all'indietro, pertanto raccontiamo proprio la manifestazione. Primo dato in risalto è l'esiguità delle persone accorse per l'occasione: i numeri sarebbero in ogni caso bugiardi e traslati, per questo le foto che proponiamo vi lasciano lo spazio per farvi la vostra idea.



Una cosa però è sicura: l’affluenza è stata talmente scarsa che neanche tutto il personale dell'ospedale è stato partecipe, né tantomeno buona parte dei familiari di chi versa in gravi condizioni ha partecipato. A conti fatti la maggior parte di coloro che allo stato attuale ha bisogno più di altri dell’ospedale non è venuto a manifestare le proprie ragioni.
Si potrebbe dire che il mazarese sia “ammuccaficu”, che è sempre stato “amante di stranii”. Avranno forse ragione i cugini Marsalesi e Castelvetranesi nell'affibbiarci taluni nomignoli poco gloriosi?

Sarebbe ingiusto però parlare solo del popolo che non c'è stato, perché assente è stata anche l'amministrazione. Che Cristaldi sia un tipo “particolare” l'hanno capito un pò tutti. Anche chi, in buona fede, scendendo in piazza contro lo sversamento dei fanghi della distilleria Bertolino, sarebbe stato rinfrancato dalla presenza di un sindaco che anche in quell’occasione fu assente ingiustificato.
Questa situazione sarebbe rimasta immutata anche in altri tempi, in cui magari l’ex assessore alla sanità Massimo Russo sosteneva Vinnuccia Di Giovanni candidato sindaco? Ciò che appare scontato è che comunque la giunta municipale oggi vada in una direzione diversa dalla piazza, che non reclama altro che i diritti costituzionalmente garantiti.
Mi si dirà che il sindaco non è lontano da questo tema (cosa che nessuno, almeno quella grande parte di popolo che sta fuori dalla stanza dei bottoni, può negare nei fatti con prove). C’è di strano però che lo stesso dopo aver dichiarato, incontrando la città su di un palco qualche estate fa, di non temere alcun tipo di confronto, diserti un corteo di suoi concittadini ed elettori che certamente non ce l’hanno con lui, quanto piuttosto con chi ha un atteggiamento ostativo nel raggiungimento degli obiettivi.
Che sia forse Cristaldi per via di accordi politico-elettorali ad avere remore verso quelle forze sane che in città cercano di impegnarsi?

Al di là dei nomi due sono state le forze politiche che hanno presenziato e dato il know-how indispensabile alla riuscita dell'evento: il Movimento 5 stelle e Grande Sud.
La dottrina grillina è stata ben declinata nelle facce degli attivisti, che nonostante temperature inclementi hanno patito il più grande dei mali di cui loro sono il migliore dei vaccini: l'indifferenza. Il volantinaggio per il mercatino locale è stato encomiabile. La pervicace resistenza nel dare il buon esempio è valso da solo il prezzo del biglietto (per dirla in termini sportivi). Sapere di poter contare su questi abitanti mette una speranza, non solo in capo ai malati, ma anche nelle menti di chi immagina una Mazara diversa, con l’auspicio che il tutto non si guasti con le sirene del protagonismo.
L'altra forza, quella ahimè Miccichelliana, ha dato la spinta decisiva. Presente Tony Scilla dopo le recenti elezioni regionali, per lui infauste. Che Mazara consegnando il voto fuori dai propri confini abbia perso un’occasione? O forse il deputato uscente si prepara mediaticamente alla campagna che potrebbe condurlo a Roma, con uno scranno in parlamento?

Tony Scilla, Gianluca Messina, Dott. Alestra

Lungi da questa singola, seppur intensa, battaglia, Grande Sud ha comunque dimostrato di avere un futuro roseo, con una valida classe dirigente locale, in grado di canalizzare i giovani, quelli veri, sotto i 35 anni, e di potere parlare il linguaggio del dinamismo e dell'attivismo.
Ci si accontenta di quanto di buono questa realtà locale propone, aspettando che ai gazebo in Corso Italia si presenti non il solo consigliere De Blasi in rappresentanza del Partito Democratico, bensì quanti aspettano le direttive del loro nuovo capofila Baldo Gucciardi, riconfermato all’Ars, proprio con i voti “mazaresi”. Banalmente da un partito di centro sinistra, che per di più governa la regione, è lecito e addirittura legittimo attendersi di più.
Ed infine, non meno importanti, ci sono tutti gli altri: chi eroicamente per qualche ora dimentica età ed acciacchi e fa sentire tutti gli assenti ingiustificati un po' più meschini, come lo stoico dottor Alestra e chi fa capire che gli adolescenti non vivono solo d’iphone, come i rappresentanti dell’istituto Commerciale e dell'Ipsia.
Dott. Alestra

Insomma l’ospedale lo vogliamo tutti. Solo alcuni purtroppo sono pronti a reclamarlo. Sempre la solita storia?





Ivano Asaro
Foto ed editing Alberto Tumbiolo e Pasquale Diodato

Il Re è stanco


In un tempo non molto lontano, anzi presente direi , in un luogo non troppo distante o molto vicino, esiste un regno, un magnifico regno d’incantevoli monumenti , immensi tramonti ed una magnifica spiaggia in città, un regno che mira a divenire una grande capitale del mediterraneo, d’Europa, del mondo e durante la prossima campagna elettorale chissà anche dell’intera galassia.
Un regno con un grande ospedale, va beh chiuso,ma lo diverrà dicono, forse, mah. Un regno con un importante area d’emergenza che è, ma che non è. Non è non è ….
Un regno talmente legato alle tradizioni che le lascia attraccate al porto- canale, e ditemi voi più legate di cosi.
Pasquale Diodato
Un regno pacifico dove però talvolta accadono avvenimenti strani; capita per esempio che in una tranquilla mattina Dicembrina il sommo,il predestinato, colui che tutto può, sua altezza reale: “Il Re” con a seguito carrozza, cavallo, cocchiere, dame, cavalieri e servi, esca dal castello dalle splendenti ceramiche per inoltrarsi nell’oscura periferia, e scenda tra il popolo.
Una piccola folla riunitasi per l’occasione, accoglie timidamente quasi intimorita dall’inusuale presenza, la regale carovana, tutto normale, quando dalla folla si stacca un mostro, il più spregevole delle creature umane: il cittadino maleducato, che con inopportuna veemenza, scaglia verbalmente tutta la sua insoddisfazione e rabbia contro il sovrano.
Dicono che l’ eleganza sia innata nell’uomo, cosi il sommo Re, offeso dal riluttante essere, davanti al suo popolo, rispose con garbo, << Ma come ti permetti?>> ed inumana grazia <<in altri tempi t’avrei staccato la testa>> e concluse <<vattinni a vinniri aranci pilusi>> (vai a vendere granchi pelosi o granchio favollo “eriphia verrucosa” per i non addetti al dialetto) sconfitto il cittadino maleducato venne allontanato dileguandosi nella fangosa periferia.
Quando sembrava che il peggio fosse passato, ormai quasi applaudito e venerato dalla folla capeggiata dal monachetto del villaggio, un ometto impertinente osò interrompere la celebrazione al vincitore ponendo un quesito <<Mi scusi non crede che un sindaco, debba tener conto di queste situazioni?>> lasciando intendere che la reazione del sovrano fu maleducata quanto quella del cittadino. Il Re, ancor più infastidito si rivolse con la calma che da sempre lo contraddistingue, all’ometto impertinente <<io non ho questi requisiti,se tu credi di averli, fallo tu il sindaco>> ed aggiunse <<io sono stanco dei maleducati e di questa città, me ne vado in Tunisia, tenetevela questa città>>. Il Re stanco ritornò imperterrito in città.
Eppure qualche domanda tra la folla sorse spontanea: se è così stanco di questa città caro Re perchè non lascia il trono,prende carrozza cavalli, cocchiere, dame,cavalieri e servi e si dirige verso le coste africane?
Ma poi un consiglio voglio darglielo, la Tunisia è troppo vicina, a breve diverremo una capitale del Mediterraneo e del mondo, l’influenza negativa di questa città arriverebbe presto a turbarla; ha mai pensato di trasferirsi su Marte? Li per qualche decennio dovrebbe essere al sicuro.
Un ultima cosa, io non so se quell’ometto impertinente un giorno sarà sindaco di questa città, ma una cosa gliel’assicuro, tratterei i miei cittadini da concittadini e non da sudditi.


Pasquale Diodato

venerdì 14 dicembre 2012

La grande occasione: Bersani può fare la storia...(anche per merito di Grillo)


6 mesi fa ebbi a scrivere: Bersani è il peso morto della storia (http://ivanoasaro.blogspot.it/2012/06/bersani-e-il-peso-morto-della-storia.html). Le motivazioni sono ancora tutte impresse in me: quell'articolo di fatto nasceva a pochi giorni dall'esclusione dell’Italia dei valori dal novero dei partiti del centrosinistra. Ho sempre considerato la scissione come una forma di autolesionismo e lo spacchettamento come un modo per perdere le elezioni: così contestai fortemente quella scelta, voluta per altro proprio dal segretario democratico e da larghe fasce della dirigenza del Partito Democratico. A distanza di tempo non ho cambiato idea nella fattispecie. Rompere il fronte tra riformisti veri e socialisti è un errore marchiano: fa male a chi i diritti li richiede, a chi su quei diritti deve far prosperare legalmente il paese e a chi crede in determinati valori.
Oggi restando fermo nelle mie convinzioni cambierei il titolo di quella trattazione. Partiamo con ordine.
Dire che la nostra società è vessata dalla politica non è un'esagerazione: interi segmenti dell'apparato statale, finanche gli eletti, sono considerati quasi sempre a buon diritto come furfanti, mangia soldi a tradimento, o più semplicemente “casta”. E' chiaro che causa ed effetto di questo modo, diffusissimo, di pensare, è Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 Stelle, in grado di essere il reale collante di una società sfibrata che se non ha ancora guardato a realtà estremiste (fascisti o anarchici), poco è mancato e manca, proprio per via del comico genovese che è stato interprete di quella rabbia che sale dalla pancia e che di ventennio in ventennio in Italia, riaffiorando, si presenta nell'agone politico: ieri era la Lega, oggi i Grillini.

Gestire però un movimento non è cosa facile. Mettere d'accordo gente che pensa in maniera diversa può funzionare solo quando il nemico è comune (in questi anni il politico di professione). Ma domani chi sarà la nuova minaccia?
Si dirà (come riferitomi da alcuni amici del M5S), che di volta in volta si analizzerà tecnicamente il problema e si troverà una soluzione ottimale.
Questa però non può essere una risposta: i singoli problemi possono avere soluzioni tecniche, ma certamente non la guida ed il governo di un paese, che prima di ogni altra cosa deve programmare, preventivare, stare un po' dentro, un po' sopra i cittadini.
Capisco che questi discorsi abbiano poco appeal e che si preferisca dire che gli attivisti del movimento vogliano mandare a casa i vecchi baroni, quelli che prendono vitalizi e non si curano del bene comune, ma dal mio punto di vista l’enorme merito di Grillo è quello di avere messo nuova legna sul fuoco sacro della politica, dimostrando che gli Italiani non sono tutti “calcio e spaghetti”, che la Sicilia non è una regione di scimmie ammaestrate che votano a comando di coppole storte e che se la Borsellino non è nè Sindaco nè presidente di Regione è perché sul territorio quella sinistra non esisteva. Grillo ha fortunatamente acceso anche la miccia della contestazione, e di questo dobbiamo dirgli grazie. Un giorno, a mio avviso non molto lontano, quando il Movimento 5 Stelle non esisterà più, quando verrà assorbito da altri partiti o quando esso stesso si trasformerà in un partito, quello che di buono ha creato non si potrà cancellare. Il comico genovese è l'artefice anche involontario delle difficoltà di tutti: pensate che prima di lui, personaggi come la Meloni (meritevole di lode) avrebbero potuto menare il dito contro Mister B.? Pensate veramente che personaggi come Crosetto avrebbero potuto dire che nel Pdl può esistere spazio per la meritocrazia, anche per chi non sta bene in perizoma? Credo che Grillo abbia legittimato chi, nei diversi schieramenti, è stato in mezzo la gente, e pur sbagliando in molti passaggi, ha capito che le persone si guardano in faccia e non da un elicottero. Ecco perché tutto ciò. Ecco perché Berlusconi invoca Monti: il suo modello è finito e l'unico modo per non perdere è quello di esprimersi con altri canoni, mascherando le statue di Priapo con il Loden di bocconiana fattura.
Grillo ha avuto anche un altro merito: il bisogno di partecipazione. Ha imposto la ridiscesa in campo dei leader che devono spendersi nelle piazze, vivere di quello la gente dice e magari spiegare perché certe cose si possono ottenere, mentre altre no. E qui entra in campo Bersani, troppo cattolico per non volere bene alla gente, troppo comunista per non sentire il richiamo della piazza. Avrebbe tranquillamente potuto fare male al Pd, per fare il suo di bene, autocandidandosi alla carica di presidente del Consiglio, legittimando però le lamentele Renziane e quelle Vendoliane. Le primarie, oltre che un grande spot per la politica di sinistra, sono state un grande spot per lui. Bersani si sarebbe potuto pure fermare lì: primo partito, elezioni quasi vinte e del resto “chissenefrega”. Però c'è Grillo! Le parlamentarie hanno allontanato ancora di un passo l'obbiettivo dei democratici: scendere nelle piazze e fare scegliere alla base non solo il leader, ma anche gli stessi deputati. Altro colpo di genio: Renzi se i suoi non saranno in Parlamento non potrà rimproverare altri che gli stessi suoi candidati e il popolo di sinistra ancora una volta sarà chiamato a partecipare (la cosa che ama di più, dopo imprecare contro Mr B.). Bersani ha la grande occasione di prendere capra e cavoli, di arrivare laddove fallì Prodi, ovvero sommare al buon governo anche la buona classe parlamentare, la buona dirigenza, la giusta e forte presenza sul territorio. Ha l'occasione di prendersi l'Italia da sinistra e di sedersi a tutti i tavoli. Ha l’occasione di fare la storia di questo paese. Bersani può. La sua storia, che è tutta fuorché quella di predestinato, può diventare una bella favola.
Qualcuno però alla fine dirà: perché non perde occasione per ribadire che con Casini si deve dialogare? La risposta è evidente nei motivi di opportunismo politico. Ma anche se parlasse con Casini per taluni passaggi, non sarebbe il più grande dei risultati avere ridotto le destre italiane (Lega Nord compresa), ad una soglia inferiore al 16/17%? Avere Casini come unica opposizione non sarebbe un grande punto di partenza per rendere di nuovo serio ed attento alle cose concrete questo paese?
Il sogno però caro Bersani potrebbe anche diventare un grande incubo nel momento in cui la gente andando con fiducia a votare queste primarie legittimerà con il solito vecchio giochetto i baroni piuttosto che la sfida di molti giovani intelligenze. Il passo è breve e Bersani non è solo. Bisogna vedere di chi si fiderà e con chi si accompagnerà. A noi non resta che attendere, perché Bersani può fare la storia... (anche per merito di Grillo).


Ivano Asaro
Ivano Asaro

giovedì 13 dicembre 2012

Storie di straordinaria Utopia

Pasquale Diodato

Ci sono vari modi per scrivere e descrivere un avvenimento. Potrei parlare della prima o della seconda guerra mondiale citando i generali, i potenti capi di stato, le grandi invasioni, le memorabili campagne militari, una visione ampia troppo ampia, utile ai libri di storia ma ci sono altre verità altre prospettive altre storie.
La visione della storia quella dalla S maiuscola, non può sempre ricordare, le piccole grandi gesta dei tanti ignoti, eroi senza fama,Storie.
Lo scenario di una guerra non può che esibire distruzione, territori sconquassati e martoriati da violenza Inumana, la guerra è guerra, è la tomba dei diritti umani, è un offesa alla ragione umana, ed in mezzo a tutto ciò mossi da motivazioni diverse, spesso incomprensibili ai più, vivono dei “sognatori”, gli unici “vincenti” di un conflitto impari che vede schierati uno stato,un esercito tra i più potenti al mondo,e uno stato senza esercito, che cerca di organizzare una rudimentale resistenza armata ed anche, soprattutto una resistenza non violenta.
Non esiste prospettiva migliore di quella degli attivisti per i diritti umani, per raccontarvi il conflitto
Israelo-palestinese, la Storia raccontata tramite le diverse storie, le vite, talvolta le morti, di uomini e donne con la vocazione dell’Utopia.
Capitano Utopia era uno dei soprannomi con cui gli amici chiamavano Vittorio Arrigoni, attivista ed internazionalista, nato a Besana in Brianza un piccolo centro in provincia di Monza, dopo il diploma in ragioneria lavora nell’azienda di famiglia, ma Vittorio era nato per far altro, il suo lavoro era quello di costruire un mondo migliore, abbattere ogni barriera, confine o bandiera che limiti la libertà e i diritti umani, istituire la pace. Cosi gira il mondo Europa, America Latina, Africa ed infine nell’Agosto del 2008 l’arrivo a Gaza nella giornata storica che vide le navi del “The Free Gaza Movement” rompere l’assedio israeliano che durava dal 1967.
Non è stata impresa facile: eravamo salpati da Cipro contro ogni avaria, sabotaggio, minacce di morte e conseguenti defezioni dei capitani, contro condizioni marittime avverse. Ora sembra proprio che ce l'abbiamo fatta: abbiamo dimostrato che la storia viene fatta dalla gente comune, e che la pace è possibile.” 
In territorio palestinese insieme ad un gruppo di giovani attivisti ricompose il presidio dell’International solidarity movement Gaza, che nel 2003 aveva interrotto ogni attività a Gaza in seguito all’uccisione di Tom Hurndall e Rachel Corrie . Storie.
Tom un pacifista britannico, 21 anni ed un idea fissa “Stop the War” , è già stato a Bagdad come “scudo umano” ed in Giordania trasportando attrezzature mediche poi Gaza. Nell’aprile 2003 si trova al campo profughi di Rafah,da un lato ci sono bambini sulle macerie, ciò che rimane delle loro case demolite , dall’altro i soldati Israeliani, in mezzo la giacca fosforescente da attivista di Tom. Il 13 Gennaio dopo otto mesi di coma muore a causa di una ferita da arma da fuoco in testa.
Queste alcune sue parole:
"Che conseguenze avra' sulla mente di un bambino, crescere in queste condizioni? Non posso immaginare le lacrime che hanno versato e cosa hanno pensato di dover diventare anche solo per sopravvivere".
Rachel statunitense, 24 anni, amava definirsi “Ossevatrice dei diritti umani” , anche lei a Rafah, barbaramente uccisa .
Quel giorno due carri armati ed un bulldozer israeliani, erano in procinto di demolire alcuni edifici,con la solita scusa degli ordigni, dei terroristi e dei tunnel dei contrabbandieri, in realtà solo case palestinesi con civili indifesi e bambini. Un gruppo di attivisti dell’ISM con Rachel “in prima linea” stava cercando di fermare quell’ingiustizia, le loro armi: un megafono e l’immancabile videocamera. Il 16 Marzo 2003 quell’escavatore pur avendo visto e sentito gli internazionali dalla giacca fluorescente non si fermò, Rachel morì sotto il peso delle macerie e del mezzo, proprio davanti l’abitazione di un suo amico Samir Masri medico palestinese.
Le autorità israeliane archiviarono il caso in breve tempo come incidente, “l’attivista cercò la morte” scrissero.
Questo è il compito degli attivisti per la pace “Esserci”difendere i civili innocenti, i bambini, il compito dei soldati Israeliani invece è quello di uccidere in ogni caso. Un massacro nel nome della lotta al terrorismo, diritti calpestati quotidianamente , crimini atroci commessi tra l’indifferenza della comunità internazionale ed informazione.
Storie sono anche quelle di Sahra Wardi, Yuval Auron, Omar Golman, Mia Tamarin obiettori di coscienza Ebrei che si rifiutano di servire l’esercito israeliano e che ne condannano i crimini e le violenze!
Vik (altro soprannome di Vittorio Arrigoni forse il più conoscuto) come altri giovani attivisti, in Palestina, diviene Reporter e testimone, scrive per “il manifesto” e sul suo popolarissimo Blog guerrillaradio.iobloggo.com aggiornandolo con una rete internet di fortuna anche nei giorni più critici, i suoi articoli, le sue storie vengono raccolte in un libro “GAZA Restiamo Umani”, che è anche la citazione con la quale terminava tutti i suoi reportage.
Nei giorni dell’inumana operazione denominata “Piombo fuso” del 27 Dicembre 2008, gli attivisti internazionali, decidono di seguire i paramedici durante le operazioni di soccorso, per scoraggiare la vile azione degli Israeliani che colpivano le ambulanze per impedire i soccorsi dei feriti, mentre i media internazionali e le autorità di Israele parlavano di obiettivi mirati, le bombe al fosforo (vietate dall’ONU e dalla commissione di Ginevra) piombavano sugli ospedali.
Una delle sue testimonianze di “piombo fuso”mi ha colpito particolarmente, un bambino trovato dai paramedici della croce rossa internazionale, si prendeva cura del corpo della madre in decomposizione da tre giorni, pensava stesse dormendo. Accanto,dei pomodori,del pane e dell’acqua che si era procurato tra le macerie per la madre. Storie.
Dopo l’offensiva Vittorio rimane in Palestina, segue i contadini e i pescatori palestinesi anche loro vittime del insensato sionismo Israeliano.
I contadini con coraggio vanno a lavorare i campi mentre i cecchini si appostano al confine e sparano sui contadini che in quelle terre depongono le ricchezze e le speranze di un intera stagione. Obiettivi mirati? Terroristi? No semplicemente Israele ha dichiarato zona militare inaccessibile, tutti i terreni palestinesi entro un Kilometro dal confine. Approssimativamente come se la Francia decidesse di sparare su chiunque passi in Val Susa.
Stessa cosa succede ai pescatori che vengono attaccati dalle navi della marina israeliana a 3 miglia dalla costa ovvero in indiscusso territorio palestinese. Terrorismo?
Vittorio li segue, fa da scudo umano ed inoltre documenta, filma …scrive.
“…semmai voglio essere ricordato per i miei sogni, dovessi un giorno morire vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare. Vittorio Arrigoni un vincitore.”
Il 15 Aprile 2011, viene rapito ed ucciso da un gruppo terrorista Salafita, dopo aver ricevuto delle minacce da parte di esponenti filoisraeliani.
La bara tra i cori ed i petali lanciati da una folla di palestinesi; lascia Gaza city “da vincitore” verso il valico di Rafah,poi l’Egitto e l’Italia, su richiesta della madre Egidia Beretta, il corpo di Vik non passò da Israele, dove il nostro Capitano Utopia non era ben visto.
Infine altra storia è proprio quella della Signora Beretta, molto vicina “alle idee, obiettivi e ideali” di Vittorio, donna di grande spessore culturale, alla quale ho voluto personalmente mandare un saluto ed un ringraziamento.
Mi permetto di riportare la sua risposta per il semplice fatto che le sue parole, esprimono meglio delle mie, il suo valore:
“…io non sono che il portatore d'acqua che alimenta la sorgente, e la sorgente è Vittorio. E' lui il faro che può guidare le nostre vite all'isola di Utopia.”

Concludo con alcuni dati:
420 Bambini uccisi (“Piombo Fuso”)
1500 Bambini feriti (“Piombo Fuso”)
74 Risoluzioni ONU violate da Israele











RESTIAMO UMANI !
Pasquale Diodato

mercoledì 12 dicembre 2012

Il 10 della Juve,la maglia che non c'è più!

Gaspare Polizzi

20 maggio 2012,data qualunque per tanti ma non
per il popolo juventino, corrispondente infatti all'ultima partita di ALESSANDRO DEL PIERO e
ultima volta, fino ad oggi, in cui l'ambita 10 veniva indossata da un giocatore bianconero. Al ritiro di Alex, parte del tifo juventino reclamò a gran voce
il ritiro della 10, per tributare ed onorare chi quella maglia l'aveva onorata, sudata,rispettata.
Volontà questa, non accolta ne dalla società, che sognava il grande colpo estivo degno di quella maglia, ne dallo stesso Del Piero che più volte ribadiva un concetto semplice, onesto e degno di ammirazione : "Non sarebbe giusto. Da bambino io sognavo di indossarla, e come me ci saranno tanti altri ragazzini".
 Nonostante il parere societario e dello stesso calciatore,la 10 non ha ancora un padrone ed è inutile dire, che manchi e che manchino la  presenza di campioni degni di indossarla. Da sivori a del piero, passando per Liam Brady, platini, baggio, quella maglia ha sempre fatto sognare i tifosi della vecchia signora che adesso nulla possono se non aspettare la venuta del nuovo 10.
Pescarlo in squadra? Ci si è pensato, ripensato..Ma non sempre servono le parole, non sono servite in quei di C.so Galileo Ferraris 32 per spiegare che in rosa nessuno ne sarebbe stato degno, tutta gente di gran valore ma che niente ha di quei fenomeni a cui la 10 era appertenuta ( il loro estro, la loro classe, la follia, ne quei colpi che hanno regalato).
Che non se la prendano troppo i vari Vucinic, giovinco, pirlo ( chi tra questi la meriterebbe di più)
ma quel vuoto è ancora lì, pronto ad essere colmato,forse, da qualche grande colpo di mercato, che
tutti aspettano. Ma che nessuno si illuda, la 10 va conquistata ma anche conservata, perchè se i già citati campioni sono riusciti nell'impresa, altri sono caduti sotto il peso, la responsabilità, il confronto col passato, che poche maglie possono darti, tra queste : LA 10 JUVENTINA.