domenica 8 gennaio 2012

Rivoluzione: Stazione Milano Centrale, binario 24.


In questi giorni, in assoluta continuità con l’anno appena trascorso, si percepisce tra le strade, nei luoghi pubblici e soprattutto in rete, un apparente desiderio di cambiamento, di svolta, sempre più spesso ci troviamo al cospetto di un termine impegnativo come, rivoluzione.

Ho usato volontariamente due aggettivi: apparente e impegnativo, proprio perché stanno alla base di una domanda, ovvero un dubbio sortomi qualche tempo fa, ma gli italiani la vogliono davvero cambiare questa nazione?

­“Rivoluzione: improvviso cambiamento di idee, condizioni sociali, economiche, culturali, politiche in forte contrapposizione a quelle precedenti.”

Credo di aver trovato risposta al mio interrogativo, un giudizio del tutto soggettivo, ma che rispecchia pienamente la realtà dei fatti, la concezione che ne scaturisce è in forte contrasto con l’attuale immagine che diamo del nostro paese, nello specifico della nostra situazione economica e mi riferisco all’economia reale del paese,quella che riguarda in prima persona le famiglie italiane.

La maggior parte di esse è ancora fortemente legata ad uno stile di vita che fa del suo idolo il dio-consumismo e della sua preoccupazione più grande il presente,senza pensare all’imminente futuro, è molto diffuso il pensiero “per oggi va bene, domani si vedrà”, sono certo che fino a quando varrà questa condizione,la rivoluzione rimarrà soltanto un miraggio, una parola priva di senso da scaraventare in qualche meandro del World Wide Web, la grande rete mondiale.

Con tale affermazione non intendo negare le difficoltà che trovano riscontro oggettivo nella quotidianità del nostro paese, ma è mia intenzione evidenziare una personale impressione, un pensiero che nasce in quel di Milano.

Mi trovo alla stazione Milano centrale per dirigermi successivamente in piazza duomo, arrivato a destinazione, mi sorprese la folta presenza di persone all’interno di negozi stracolmi, ma ipotizzai che il tutto rientrasse nella normalità meneghina, nulla di strano quindi; se non fosse stato che tornando in stazione, potei rendere effettivo ciò che mi ero programmato precedentemente, ovvero mi sentivo in dovere di recarmi sotto l’ormai nota “torre dei ferrovieri” dove da circa un mese è in atto la protesta di 3 lavoratori (Giuseppe, Carmine e Oliviero insieme agli altri ex-dipendenti della Wagon-Lits) contro la soppressione dei treni notturni e del loro conseguente licenziamento.

Seguendo il binario 24, mi ritrovai ad ascoltare le parole, le richieste e i canti (Indimenticabile interpretazione di “bella ciao”) di quei tre operai sulla torre, tre lavoratori simbolo a mio parere di quella rivoluzione VERA non quella banalmente divulgata, LORO stavano ribellandosi realmente.

Fu sotto quella torre che vidi e sentii la bellezza della rivoluzione, ma di un'altra cosa mi resi conto, di quanto fossero soli, l’assenza e l’indifferenza della “folla”era la vera protagonista, ed è con la medesima indifferenza che scagliamo contro chi protesta e si ribella davvero, che uccidiamo la nostra rivoluzione.

La rivoluzione è in atto, e noi ci teniamo accuratamente a debita distanza, in fondo abbiamo ancora qualche spicciolo da spendere in piazza duomo.

P.Diodato

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