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mesi fa ebbi a scrivere: Bersani è il peso morto della storia
(http://ivanoasaro.blogspot.it/2012/06/bersani-e-il-peso-morto-della-storia.html).
Le motivazioni sono ancora tutte impresse in me: quell'articolo di
fatto nasceva a pochi giorni dall'esclusione dell’Italia dei valori
dal novero dei partiti del centrosinistra. Ho sempre considerato la
scissione come una forma di autolesionismo e lo spacchettamento come
un modo per perdere le elezioni: così contestai fortemente quella
scelta, voluta per altro proprio dal segretario democratico e da
larghe fasce della dirigenza del Partito Democratico. A distanza di
tempo non ho cambiato idea nella fattispecie. Rompere il fronte tra
riformisti veri e socialisti è un errore marchiano: fa male a chi i
diritti li richiede, a chi su quei diritti deve far prosperare
legalmente il paese e a chi crede in determinati valori.
Oggi
restando fermo nelle mie convinzioni cambierei il titolo di quella
trattazione. Partiamo con ordine.
Dire
che la nostra società è vessata dalla politica non è
un'esagerazione: interi segmenti dell'apparato statale, finanche gli
eletti, sono considerati quasi sempre a buon diritto come furfanti,
mangia soldi a tradimento, o più semplicemente “casta”. E'
chiaro che causa ed effetto di questo modo, diffusissimo, di pensare,
è Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 Stelle, in grado di essere il
reale collante di una società sfibrata che se non ha ancora guardato
a realtà estremiste (fascisti o anarchici), poco è mancato e manca,
proprio per via del comico genovese che è stato interprete di quella
rabbia che sale dalla pancia e che di ventennio in ventennio in
Italia, riaffiorando, si presenta nell'agone politico: ieri era la
Lega, oggi i Grillini.
Gestire
però un movimento non è cosa facile. Mettere d'accordo gente che
pensa in maniera diversa può funzionare solo quando il nemico è
comune (in questi anni il politico di professione). Ma domani chi
sarà la nuova minaccia?
Si
dirà (come riferitomi da alcuni amici del M5S), che di volta in
volta si analizzerà tecnicamente il problema e si troverà una
soluzione ottimale.
Questa
però non può essere una risposta: i singoli problemi possono avere
soluzioni tecniche, ma certamente non la guida ed il governo di un
paese, che prima di ogni altra cosa deve programmare, preventivare,
stare un po' dentro, un po' sopra i cittadini.
Capisco
che questi discorsi abbiano poco appeal e che si preferisca dire che
gli attivisti del movimento vogliano mandare a casa i vecchi baroni,
quelli che prendono vitalizi e non si curano del bene comune, ma dal
mio punto di vista l’enorme merito di Grillo è quello di avere
messo nuova legna sul fuoco sacro della politica, dimostrando che gli
Italiani non sono tutti “calcio e spaghetti”, che la Sicilia non
è una regione di scimmie ammaestrate che votano a comando di coppole
storte e che se la Borsellino non è nè Sindaco nè presidente di
Regione è perché sul territorio quella sinistra non esisteva.
Grillo ha fortunatamente acceso anche la miccia della contestazione,
e di questo dobbiamo dirgli grazie. Un giorno, a mio avviso non molto
lontano, quando il Movimento 5 Stelle non esisterà più, quando
verrà assorbito da altri partiti o quando esso stesso si trasformerà
in un partito, quello che di buono ha creato non si potrà
cancellare. Il comico genovese è l'artefice anche involontario delle
difficoltà di tutti: pensate che prima di lui, personaggi come la
Meloni (meritevole di lode) avrebbero potuto menare il dito contro
Mister B.? Pensate veramente che personaggi come Crosetto avrebbero
potuto dire che nel Pdl può esistere spazio per la meritocrazia,
anche per chi non sta bene in perizoma? Credo che Grillo abbia
legittimato chi, nei diversi schieramenti, è stato in mezzo la
gente, e pur sbagliando in molti passaggi, ha capito che le persone
si guardano in faccia e non da un elicottero. Ecco perché tutto ciò.
Ecco perché Berlusconi invoca Monti: il suo modello è finito e
l'unico modo per non perdere è quello di esprimersi con altri
canoni, mascherando le statue di Priapo con il Loden di bocconiana
fattura.
Grillo
ha avuto anche un altro merito: il bisogno di partecipazione. Ha
imposto la ridiscesa in campo dei leader che devono spendersi nelle
piazze, vivere di quello la gente dice e magari spiegare perché
certe cose si possono ottenere, mentre altre no. E qui entra in campo
Bersani, troppo cattolico per non volere bene alla gente, troppo
comunista per non sentire il richiamo della piazza. Avrebbe
tranquillamente potuto fare male al Pd, per fare il suo di bene,
autocandidandosi alla carica di presidente del Consiglio,
legittimando però le lamentele Renziane e quelle Vendoliane. Le
primarie, oltre che un grande spot per la politica di sinistra, sono
state un grande spot per lui. Bersani si sarebbe potuto pure fermare
lì: primo partito, elezioni quasi vinte e del resto “chissenefrega”.
Però c'è Grillo! Le parlamentarie hanno allontanato ancora di un
passo l'obbiettivo dei democratici: scendere nelle piazze e fare
scegliere alla base non solo il leader, ma anche gli stessi deputati.
Altro colpo di genio: Renzi se i suoi non saranno in Parlamento non
potrà rimproverare altri che gli stessi suoi candidati e il popolo
di sinistra ancora una volta sarà chiamato a partecipare (la cosa
che ama di più, dopo imprecare contro Mr B.). Bersani ha la grande
occasione di prendere capra e cavoli, di arrivare laddove fallì
Prodi, ovvero sommare al buon governo anche la buona classe
parlamentare, la buona dirigenza, la giusta e forte presenza sul
territorio. Ha l'occasione di prendersi l'Italia da sinistra e di
sedersi a tutti i tavoli. Ha l’occasione di fare la storia di
questo paese. Bersani può. La sua storia, che è tutta fuorché
quella di predestinato, può diventare una bella favola.
Qualcuno
però alla fine dirà: perché non perde occasione per ribadire che
con Casini si deve dialogare? La risposta è evidente nei motivi di
opportunismo politico. Ma anche se parlasse con Casini per taluni
passaggi, non sarebbe il più grande dei risultati avere ridotto le
destre italiane (Lega Nord compresa), ad una soglia inferiore al
16/17%? Avere Casini come unica opposizione non sarebbe un grande
punto di partenza per rendere di nuovo serio ed attento alle cose
concrete questo paese?
Il
sogno però caro Bersani potrebbe anche diventare un grande incubo
nel momento in cui la gente andando con fiducia a votare queste
primarie legittimerà con il solito vecchio giochetto i baroni
piuttosto che la sfida di molti giovani intelligenze. Il passo è
breve e Bersani non è solo. Bisogna vedere di chi si fiderà e con
chi si accompagnerà. A noi non resta che attendere, perché Bersani
può fare la storia... (anche per merito di Grillo).
Ivano Asaro |
Ivano Asaro
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