lunedì 11 febbraio 2013

Olimpiadi: tra moralità e business

Gaspare Polizzi

 Come ben noto le olimpiadi consistono in un grande evento sportivo al quale partecipano rappresentanti di tutti i paesi, che si confrontano nelle varie discipline, da quelle storiche, come l'atletica, alle più recenti, come il carling. I giochi olimpici non sono un'invenzione dell'uomo del XX secolo ma furono una trovata degli antichi greci. Correva il 776 a.c. quando l'avanzatissima cultura ellenica partorì l'idea delle olimpiadi come mezzo unificante, oltre che sportivo e religioso, dell'allora frammentato territorio greco. I giochi vennero meno con la progressiva decandenza delle polis greche , seguironi secoli bui, nei quali il ricordo delle olimpiadi cadde nel dimenticatoio, salvo essere rispolverato nel 1896 quando si svolse ad atene la prima edizione delle olimpiadi moderne, volute fortemente da  Pierre de Coubertin, storico francese. Dal 1896 la competizione si svolge ogni 4 anni, oltre alla funzione sportiva, esalta lo spirito di fratellanza e unione tra i popoli. Con il passare del tempo tuttavia i giochi assunsero un'importanza economica non indifferente, fino a muovere capitali quantificabili in diversi miliardi di euro. Per rendere l'idea, Londra 2012 è costata al governo brittanico 12 miliardi, senza tener conto i flussi finanziari riguardanti il turismo, i gudget e le scommesse sportive attirate dall'evento. Insomma l'uomo moderno, industrializzato e capitalista, non ha di certo perso tempo nel trasformare un evento sportivo  pieno di valori morali, in uno strumento di lucro. Sarebbe a dir poco utopistico auspicare delle olimpiadi non a centro di interessi economici ma l'augurio è quello di poter conservare i valori per le quali esse furono create. 

Gaspare Polizzi





Aspettando Rio 2016, forza azzurri!














Gaspare Polizzi

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