La nostra è una strana epoca. Strana
per tanti motivi.
E' strana per noi che ci viviamo,
perché in quanto contemporanei ai fatti che ci circondano ed ignari
del futuro tutto ci pare nuovo, perché fondamentalmente lo è;
strana perché figlia di un'altra epoca anzi di un secolo, il XX,
strano per davvero: dieci decenni di passioni, guerre, ideologie,
stragi, tecnologie e bugie.
Viviamo il presente con incertezza e
nonostante questa sensazione sia per lo più normale, ancorché
pesante, quello che ci rattrista a livello sociale è il capitolo
futuro. Forse proprio questo termine è quello che manca: il futuro.
Non guardiamo più avanti con speranza, progetti, idee, finanche con
leggerezza, siamo delle persone senza futuro, nonostante il tempo
avanti a noi arriverà lo stesso.
State attenti: il futuro non è
dentro le tasche, non lo è mai stato e mai lo sarà. Il denaro, il
benessere, non sono il motore per il futuro, anzi ne sono un freno.
La storia, il suo incedere, lo fanno gli altri, quelli che
ubbidiscono ai generali di cui ci si ricorda il nome, lo fanno i
calzolai dei capitani, lo fanno gli <<altri>>. Il teatro
insegna se c'è un pubblico, così come un proiettile uccide se c'è
un corpo a riceverlo. Questa consapevolezza ci manca, ce la facciamo
mancare, perché il populismo di cui ci siamo nutriti uccide il
popolo stesso, rende logico l'irragionevole e ci porta a desiderare
gli estremismi perché appare facile chiedere tanto per ottenere il
minimo.
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Ivano Asaro |
Discorsi complicati? Forse.
Discorsi inutili? Assolutamente no.
La storia insegna, lo fa continuamente,
e siccome la nostra è un'epoca strana, indecifrabile, abbiamo la
storia passata a darci le coordinate su come uscire da uno stato di
psicosi collettiva che non dobbiamo attendere, perché è già qua.
C'è un modo per affrontare i problemi?
C'è un modo per uscirne?
Intanto bisogna capire da cosa si vuole
uscire e quali sono i problemi di cui si vuole parlare. Dalle
criticità economiche si può uscire ed anzi ci sono formule
economiche atte al superamento della stagnazione, certo però che
sulla bilancia bisogna mettere ingenti risorse, sacrifici e diritti.
Ma siamo sicuri che sia tutto qua?
Siamo sicuri che l'unica parola sia
Economia?
Non può essere.
L'arte, la tecnologia, la scienza, la
bellezza, lo sport, ciò che ci rende fieri, da Tokyo a New York,
passando per Roma e Bucarest, è sempre sorto lontano dal mero motivo
lucroso, seppure per realizzarlo ci sono voluti enormi quantità di
denaro. L'economia non è tutto.
Cosa c'è al di là dell'economia, del
mercato?
Forse non bisognerebbe chiedersi cosa
c'è al di là, ma cosa c'era prima, ovvero precedentemente alle
quotazioni, alle valutazioni patrimoniali, agli schemi che ingabbiano
il sogno nel soldo. Prima c'era l'uomo, c'era l'essere vivente in
tutte le sue devianze e difetti, in tutti i suoi pregi e colori,
prima c'era un frutto ed un albero. Per carità lungi da me dire che
bisogna tornare al baratto, tutt'altro è il mio scopo. Il denaro è
uno strumento, forse il più utile, magari ancora più della pila, ma
rimane pur sempre uno strumento. Serve per avere qualcos'altro, serve
per ottenere ciò che bisogna o che semplicemente vogliamo, sempre in
quell'articolata posizione di desiderio che contraddistingue l'uomo.
Da questo dobbiamo ripartire.
Ma cosa vuol dire ripartire dall'uomo?
Ripartire dall'uomo, creare un nuovo
punto fermo che ci serva da impalcatura dei propositi futuri è
qualcosa di complesso, forse lo sforzo più arduo che si possa fare,
ovvero da uomini immaginare cosa serva all'uomo. In realtà questa
necessità è già stata esplicata, trovandovi anche soluzione.
Quale soluzione?
La soluzione è sotto i nostri occhi, e
lo è da decenni. Dicevo prima che il secolo scorso è stato un
secolo strano, un secolo paradossale, con morti tanti e tali da
riempire gli oceani per mano dell'odio e poi quell'amore, quello
difficile, quello consapevole, che partorisce con lacrime e sangue il
sogno di una socializzazione umana. La soluzione è li dal 1948 e si
chiama Costituzione Italiana.
Perché partire dalla Costituzione?
L'opera costituente, il segno di
un'ingegneria giuridica che mette insieme il meglio delle menti e
riesce con forza a dire no al Nazi-fascismo, è un filo rosso che non
solo per bellezza può accostarsi alla Gioconda od alla Cappella
Sistina, ma è il metro di ciò che è giusto.
La complessità della costituzione è
tale che potrebbe riguardare tutto e tutti, ma noi dalla
risocializzazione di cui parlavo prima vogliamo partire in un viaggio
attento ai valori ed ai principi che riteniamo giusti.
Costituzione:
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i
diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali
ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese.
Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme
le minoranze linguistiche.
Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono
egualmente libere davanti alla legge.
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri
Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.
Il testo costituzionale spiega meglio
di qualsiasi altra forma discorsiva la volontà di non porre freno
alla connessione positiva tra gli uomini, non quella ipocrita del
vogliamoci tutti bene, ma quella vera del rispettiamoci
vicendevolmente.
La cosa che appare evidente dalla lettura di questi
articoli è la volontà del costituente, in nome del popolo italiano, di bandire il razzismo sotto qualsiasi forma e rappresentazione.
Dove
c'è lo spazio per la comprensione, l'analisi ed il giudizio
ragionevole, dove c'è lo spazio per l'impegno affinché i diritti di
tutti siano rispettati, anche fuori dai meri confini legali di uno
stato, non può esserci spazio per il razzismo, non può esserci
spazio per gli stupidi che ne sono ammorbati, che la professano o che
ne sono schiavi.
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A conclusione di questa riflessione due
sono le cose che vanno dette:
-Canto Libero sarà sempre contro il
razzismo, sarà sempre contro coloro che sono razzisti, chiedendo
finalmente una completa ed esaustiva applicazione delle leggi che
puniscono la discriminazione in ogni forma, rappresentazione ed
ambito.
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le vili parole contro il ministo Kyenge |
-Parte da qui l'impegno di Canto Libero
a far si che al centro dell'agenda politica, delle discussioni
dell'opinione pubblica, del parlare comune, ci sia il tema della
lotta contro ogni forma di razzismo e discriminazione.
Si riparte dalla Costituzione, si
riparte dall'uomo.
Ivano Asaro