mercoledì 4 febbraio 2015

La rabbia e l'orgoglio

Sonnecchiare non è più permesso davanti le ennesime barbarie diffuse con orgoglio. Una civiltà che ha commesso troppi errori in passato nel rapporto con i popoli musulmani, rischia adesso, per indolenza, di vedere minati i propri capisaldi.
No, non sono d'accordo con Oriana Fallaci.oriana-fallaci
Quanti di voi avranno correttamente ricondotto il titolo di questo misero articolo al celebre libro di Oriana Fallaci, la geniale giornalista e scrittrice Fiorentina, avranno sicuramente fatto giusto esercizio di memoria. Gli altri magari ignorano chi sia addirittura Oriana Fallaci: peggio per loro.
Io, comunque, non sono d'accordo con lei, nonostante sogno spesso di avere un centesimo del suo talento, ardore, coraggio.
Le sue geniali parole, corroboranti di una cultura vera, palpitante, forte, che ti prende a schiaffi, sono macigni nella mia formazione, da cui culturalmente mi sono distinto, ma che mi hanno trasmesso il valore "dell'emancipazione dell'idea dal gregge". Oriana Fallaci non ebbe paura di accusare un'intera cultura di essere portatrice di disvalori, o quasi. Io non condivido il costrutto di quell'idea, mi rifaccio però a quel coraggio. Io ho sempre pensato che la via della guerra fosse non solo ultima nella scala della necessità, ma addirittura assente. La guerra, la morte, l'uomo che uccide l'uomo è la sconfitta più bassa che si possa immaginare. I conflitti mondiali sono stati figli di società che avevano costruito falsi idoli, l'industrializzazione prima, il super uomo poi. Questa è una via che contrasterò sempre. Cosa diversa, ben diversa, è quello che per ora sta capitando in medioriente. L'IS, l'Isis, chiamatelo un po come volete, non è un popolo che si incarna in una religione; non è un gruppo di scalmanati ascrivibile a questa o quella nazione; vano il tentativo di riportarlo nelle categorie descritte da Al Qeda od in Turchia da Öcalan. L'Isis, come è comunemente conosciuto, non è un gruppo di terroristi, quindi impalpabile; non è nemmeno un Gheddafi o Saddam con una sorta di legittimità nazionale. L'Isis è pericoloso perché, come raccontato oramai da mesi, assomma in se la sacralità di tribunali quasi tribali ma tangibili ad un marchio, a cui vari svitati in giro per il mondo possono affiliarsi semplicemente uccidendo la gente in massa. È un pericolo nuovo, che nessuno aveva affrontato sul territorio occidentale, da almeno un secolo. Vedete, dico tutto questo, perché, nonostante sia un fiero sostenitore della pace, della ragione, ad un certo punto arriva quella rabbia e quell'orgoglio che ti uccidono dentro. Oggi all'ennesima brutale diffusione video di un macabro omicidio, questa volta bruciando un soldato Giordano, vivo e rinchiuso in una gabbia, ho capito che essere pacifisti non c'entra nulla. Qui non c'è un popolo che rifiuta un'etichetta, perché non è l'islam il problema, ma proprio l'Isis.
Still image from undated video of a masked Islamic State militant holding a knife speaking next to man purported to be James Foley at an unknown location
L'Isis non è Fabio Sfar, mio compagno di scuola, ne Hassine Turky, amico di vecchia data. L'Isis è un pericolo attuale, vivo, cogente, che ci minaccia e ci uccide. Fermarli, come comunità internazionale, non è un attacco alla libertà di religione, è un freno a dei folli. Quale stato può legittimarsi prendendosi la responsabilità morale di lapidazioni e stupri?
Poco serve, credetemi, dire che è colpa dell'occidente se c'è quella situazione in quel dato territorio. Certo che l'occidente ha la paternità morale dell'instabilità dell'area; certo che siamo noi i colpevoli, ma non per questo possiamo rimanere con le mani in mano: neghereste ad un alcolizzato cronico la cura per il fegato spappolato dalla dissennatezza? Ecco, dobbiamo fermare il morbo della violenza che ci minaccia, direttamente e senza mezze misure. Solo dopo permettere a loro un reale percorso democratico, non come fatto fin qui.
L'Isis va fermato, anche se taluni personaggi degli Emirati, quelli che ci mandano il petrolio per dirla in soldoni, sono a loro vicini. Bisogna fermarli, bisogna farlo con precauzione e fermezza. Non sono gli islamici il problema, lo sono certamente chi sgozza, stupra, lapida. Non sono gli africani il problema, sono quelli che imbottiscono di esplosivo una bimba, sangue del loro sangue, e la fa esplodere in un mercato. Non sono i seguaci di Allah i problemi, lo sono chi rivendica la libertà e poi minaccia le altrui religioni. Francia, Inghilterra, Usa, Germania, noi Italiani, dopo le porcate dell'Iraq, della Libia, del Congo, non potete sonnecchiare pensando ai barili di petrolio che per ora comprate e prezzo più modico. Perché poi diciamoci la verità, Nato, Patto Atlantico, varie organizzazioni intergovernative, sonnecchiano per il vantaggio economico che il basso prezzo del greggio sta portando alle nostre economie in crisi ormai da quasi un decennio.
Sappiate che: ogni petroldollaro risparmiato è un pugnale piantato nella schiena di quella stessa civiltà che difendete andando in corteo per la strade di Parigi, commemorando i disegnatori di Charlie Hebdo.
charlie hebdo
"La Rabbia e l'orgoglio" sono un sentimento, non un ragionamento, e magari tra qualche tempo mi pentirò di queste parole, perché l'istinto fa danni che solo i decenni risolvono, ma l'istinto c'è per reagire a quei pericoli imminenti che non possiamo fare finta di non vedere, e che anzi ci rovinano la giornata dietro le urla di un giornalista sgozzato ed un soldato arso vivo.

Ivano Asaro


Ivano Asaro

lunedì 2 febbraio 2015

Elezioni Mattarella: Istruzioni per l'uso

Riflettere a mente fredda sull'elezione storica, di un Presidente Storico, in circostanze storiche. Un viaggio che parte dal Patto del Nazareno, passa dalla Sicilia, ed arriva sotto gli uffici Rai.

Il tempo di riordinare le idee e ci si capisce qualcosa. Del resto è abbastanza evidente che solo geni e sciocchi parlano durante il chiasso e la baraonda. Potete pure contare quanti geni conoscete, sul serio.
Sono passate parecchie ore dall'elezione, al quarto scrutinio, del nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dormirci su, sentire le opinioni diffuse, non solo sulla rete, è propedeutico all'analisi, non tanto veritiera, quanto meno realistica, di cosa il fatto in se, un'elezione presidenziale, comporti, e cosa significhi questa in particolare. Lasciatemi cominciare con un po di campanilismo, spero sano: Sergio Mattarella è il primo Capo dello Stato, nell'intera storia repubblicana, che abbia i propri natali in Sicilia, e lo dico con l'orgoglio ed il vanto di un siciliano. Sergio Mattarella è un personaggio complesso, di cui le fotografie, quelle tragiche in bianco e nero, con il cadavere del fratello sulle braccia, o quelle a colori, con la toga della Consulta, raccontano sempre parzialmente. Sergio Mattarella è quello raccontato da Leoluca Orlando, quello raccontato da Ciriaco De Mita, ma anche quello tratteggiato da Saverio Lodato e da Riccardo Orioles. Mattarella è un figlio di quella che una volta si chiamava politica con la “P” maiuscola, dove “P” stava contemporaneamente e mirabilmente al centro tra Popolo e Potere, un centro mobile intendiamoci.
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Mattarella è un personaggio che, ha commesso degli errori, e nonostante ciò è una brava persona, incarnando valori, diciamo la verità, diversi sia dal padre Bernardo Mattarella, sia dal fratello ucciso dalla Mafia, Piersanti. Lui contro l'oligopolio della Dc Mafiosa è storia, lui uomo vicino ai centri di potere meno noti, e per questo più temuti, invece è un dato su cui pochissimi riflettono. Ma nessuna di queste cose mi scandalizza, a meno di pensare che la cosa pubblica possa essere gestita da persone prese a caso dalle “pagine gialle”.
Mattarella è quello che è, e proprio da quello che è deriva la mia fierezza. Mattarella non ha un posto perché ha gridato al lupo dopo la morte del fratello, e di parenti di “morti ammazzati” se ne conoscono tanti che hanno scelto altre strade. D'altra parte la scuola di partito, la Dc storica, non deve fare pensare ad improperi stile Papa Francesco, nonostante le speranze di molti: il metodo è del tutto compassato, e queste prime battute ce lo hanno già dimostrato.
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Veniamo però alla politica.
Già, perché è stata la politica a votare Mattarella.
I quattro minuti di applausi, seguiti allo spoglio definitivo, sono l'ennesima medaglia al collo di Matteo Renzi, che si odia, si odia tantissimo a guardarsi in giro, poi vince in due regioni, la Calabria addirittura strappata al centrodestra; si fregia di uno storico 40 per cento (roba da Democrazia Cristiana, neanche a farlo a posta) alle precedenti europee; e poi fa eleggere, neanche fosse il Mago Silvan, il presidente che lui vuole, nella votazione che lui vuole, facendo fare agli avversari quello che lui vuole. Insomma Renzi starà facendo anche tanti errori, ma almeno strategicamente sta dimostrando di essere in grado di scalzare molti stregoni che siedono in Parlamento. Abbiamo detto all'inizio che sono passate ormai diverse ore dall'elezione, di conseguenza la nostra analisi deve fare lo sforzo di essere più lungimirante, più coraggiosa, nel tentativo arduo di capire le reali motivazioni che hanno portato Mattarella ad essere Presidente. Il fatto noto, quello su cui tutti si sono accapigliati, è la nota rottura del Patto del Nazareno. Ora, il patto del Nazareno, quello siglato ormai un anno fa tra Berlusconi e Renzi, è ad oggi un patto segreto, e lo è ancora di più perché Forza Italia, proprio per l'elezione di Mattarella lo ritiene violato, Renzi e pochi intimi dicono che il Presidente della Repubblica non faceva parte degli accordi: sicuri che non siano andati ad incontri diversi?
A parte gli scherzi, gli isterismi, i complottismi, bisogna guardare bene la realtà, che è poi il dato che verrà consegnato alla storia. Il nome di Mattarella è una genialata politica di Matteo Renzi, che ha scovato il nome giusto, a suo dire, per ottenere più piccioni con una sola fava. Da una parte le minoranze del Pd che anche se volessero adesso gridare contro le leggi sbagliate non sarebbero più adeguate, lo sa bene Civati e lo stesso Fassina, e sono certo entro un paio di mesi ci arriverà anche Bersani; Sel ha avuto modo, almeno per qualche giorno, di uscire da un cono d'ombra che l'incompetenza gestionale del partito aveva causato, ma ritornerà ad essere quella sinistra inutile che dice bellissime parole e poi si scioglie sotto un segretario, Vendola, inadeguato e che non si è dimesso dopo i fatti dell'Ilva; Alfano, si presta a qualsivoglia gioco di potere, nel frattempo lui ed i suoi, pur non avendo elettorato, realtà ampiamente comprovabile, continuano ad avere ruoli di primo piano nel governo; infine c'è lui Silvio Berlusconi. Quanti dicono che l'elezione di Mattarella sia la fine dell'Idillio di Berlusconi con l'ex sindaco fiorentino sbaglia grossolanamente. Berlusconi era evidentemente a conoscenza di una strategia simile, lo dimostrano i fatti. Di primo impatto è impossibile accorgersi di una partita che non solo si gioca su più tavoli, ma addirittura su più piani. Berlusconi sapeva delle scelte di Renzi, e non ha barattato posizioni politiche, non ha barattato posizioni governative, tutt'altro. L'ex Cavaliere ha prestato il fianco a Renzi, nella sua disintegrazione delle minoranze Pd, permettendo di avere altro in cambio. Il nome di Mattarella, e lo dimostra la quarta votazione, è stato garantito da Berlusconi addirittura da franchi tiratori interni al Pd, d'altronde 665 voti, 120 in più della capacità del solo Pd non si raggiungono per caso. Berlusconi ha permesso ciò, ha fatto fare la mossa a Renzi, disintegrando l'intero centrodestra italiano, opera che però persegue già da qualche tempo. Non vi siete resi conto che Berlusconi ha ormai appaltato la politica ad altri? Il nord è a gestione Salvini, e l'Emilia Romagna, con le elezioni dello scorso Novembre, ne è la dimostrazione plastica, e lo sarà anche il Veneto. Il Centro ed il Sud sono lasciati a soggetti forzisti, di Fratelli D'Italia, ed ex Alleanza Nazionale che si stanno riequilibrando nelle città.
D'altronde non esiste baratto senza scambio: fin qui abbiamo detto quello che Berlusconi ha dato a Renzi, fingendo la sconfitta e la presa in giro, ma cosa ha dato Renzi a Berlusconi? Cosa ha promesso di dare?
Credo che le circostanze siano due, la prima, pure abbastanza palese, è che la famosa norma che depenalizza il reato per cui Berlusconi è stato condannato, è ancora li, ed il ministro Boschi ha già chiarito che non si toglierà: chiamatela pure agibilità politica o civica. Insomma Berlusconi, come al solito baratta l'interesse pubblico per i propri (ieri era la legge Gasparri ed i soldi dei cittadini, oggi il futuro del Centrodestra italiano).
Rai Mediaset Ivano Asaro
Credo pure ci sia di più.
Tra circa un anno, ovvero quando i vari meccanismi di reintegrazione del debito pubblico saranno a pieno regime, quando si procederà agli ennesimi tagli da spending review, la Rai, ovvero gran parte del pacchetto di controllo, potrebbe seguire le stesse sorti che ebbero altre aziende pubbliche in passato, ovvero essere privatizzate, vendute tutte od in parte, cedute a società compartecipate dai privati. Insomma tra circa un anno per fare cassa, diminuire il debito, e non farne sorgere di nuovi, la Rai sarà tagliata e spacchettata. Questo passaggio necessario, comporterà anche una ridefinizione della legge sulle frequenze, sulla pubblicità, sul monopolio, e sul peso che ogni singolo editore può avere sull'intera offerta. Il governo dovrà dire in un futuro prossimo cosa sarà della Rai, cosa sarà di Mediaset, di La7, Sky eccetera, eccetera. Quella legge potrà essere fatta in diversissimi modi, seguendo vari modelli, e li poco c'entrerebbe l'Europa, che permette decine di impronte diverse in tutti che ne fanno parte. Ecco, pur non scalfendo la dignità del Presidente Mattarella, quella legge potrà essere fatta, pro o contro Berlusconi.
Facciamo una scommessa?



Ivano Asaro
Ivno Asaro