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Foto Gaspare Stassi |
Quanti
fatti e parole ci passano a fianco senza che ce ne rendiamo conto.
Un'infinità, e non potrebbe essere diversamente.
Alcuni fatti però
siamo quasi educati a dimenticarli. Argomenti di tipo sociale ci
scivolano addosso in pochi minuti: nomi e storie si mischiano fra di
loro. Alcolismo, Tossico dipendenza, ludopatia, carceri
sovraffollate, anziani dimenticati: sono per noi parole vuote, da
relegare alle trasmissioni televisive specializzate. Credete, di per
se non è facile parlarne, si rischia sempre di cadere nel populismo,
nella demagogia o peggio nel razzismo. Quando poi sei bravo e riesci
ad essere equilibrato, magari incontri il tizio che, anche
legittimamente, ti accusa e ti da del fazioso, del prevenuto e se sei
sfortunato anche dello stronzo. Quindi? Le televisioni se ne occupano
quando ci scappa il morto, i giornali evitano praticamente sempre e
la gente riesce solo a sbigottirsi. D'altro canto però io non ho mai
conosciuto idee che possano fermarsi di fronte al portone del buon
gusto se sono sulla strada del buon senso, ed ecco perché ritengo
doveroso parlare di temi sociali.
Quale?
Rivolgendo lo sguardo a
Mazara, non perché sia peggio di altre realtà, potremmo riempire il
carrello di discorsi, ma un tema particolarmente attuale sta
diventando il caso, e, ci sarebbe da scommetterci, potrebbe essere
uno dei temi caldi della prossima campagna elettorale. Per fortuna io
non sono candidato, non devo concorrere a nessuna carica, e proprio
su Mazara posso continuare a dire la mia.
Di
cosa voglio parlare? Di sicurezza.
Inutile
dirvi che i fatti delle ultime settimane hanno influenzato non poco
la mia voglia di scrivere, ma non hanno di certo cambiato le mie
convinzioni.
Per
affrontare il tema della sicurezza a Mazara, credo che sia opportuno
partire da lontano, certo senza essere eccessivamente prolissi, ma
comunque constatando le radici dell'attuale situazione. Quando si
parla di sicurezza a Mazara, lo si fa in riferimento all'incolumità
fisica dei cittadini e turisti, e dell'integrità delle loro
proprietà. Ora è chiaro che essendo Mazara una città siciliana
quando parliamo di violenza, seppur minima, e di affari sporchi non
possiamo non rivolgere lo sguardo agli anni '40 e '50 del secolo
scorso.
Mazara allora si presentava come una città certamente meno
popolosa, ma soprattutto come una società più semplice e forse più
omogenea. Soprattutto nel secondo dopo guerra, le difficoltà, la
fame, e le tecniche agricole non ancora sviluppate, avevano disegnato
quartieri densamente abitati, con 7/8 persone che abitavano in pochi
metri quadri, con alla base una sorta di solidarietà condivisa e
diffusa almeno nella maggior parte dei casi. Era il tempo in cui a
Mazara veramente si poteva dire:<< tanto si conoscono tutti>>.
Una società arcaica, con delle case vicine, che ottemperava alle
mancanze non solo con la solidarietà ma anche confidando nella
vecchia Cosa Nostra. Quelle era la mafia che si componeva si di
grandi boss che gestivano l'illegale, comminavano omicidi ma anche di
soggetti, suddivisi per quartiere, che erano una specie di vigile
urbano che da una parte avevano il guanto di velluto della cortesia,
dall'altra il pugno di ferro della Violenza. Non voglio con ciò dire
che c'era una Mafia buona, solo che c'era una mafia diversa. In quel
contesto avere un mafiosetto di quartiere era utile, ed alla fine le
remore morali passavano in secondo piano, specie perché la diffusa
ignoranza faceva totalmente sottovalutare certi temi.
Ecco perché
non era strano vedere la scena del vecchietto che si lamentava col
boss per il cane della vicina che abbaiava troppo, o magari per il
trattore dell'altro vicino che sporcava tutta la strada di terra.
La
mafia era già una cosa sbagliata, ma l'assenza dei traffici illeciti
e la mancanza dello stato facevano si che la società avesse un
determinato equilibrio. La storia ha fatto il suo percorso e se fino
agli anni '70 certe regole ancora valevano, con l'avvento della
falange corleonese, insediata anche in provincia di Trapani, ed in
particolar modo a Mazara, il modo di intendere i quartieri è
radicalmente cambiato.
I corleonesi non avevano il senso del
controllo del territorio come i vecchi boss, per loro il controllo
significava comando, anche del caos, ma comando, e soprattutto
affari, soprattutto soldi e solo quelli.
Questo
modo d'agire e queste sostanze hanno invaso in molti sensi la
Sicilia, e per quello che ci riguarda Mazara.
Se
da un lato si emancipava una nuova classe rampante Mafiosa locale,
dall'altra i soldi della Marineria gestita da armatori poco accorti e
per nulla previgenti, riempivano la città di soldi liquidi da
investire, e quale migliore sorte per i soldi se non il mattone?
Mazara vive per tutti gli anni '80 e '90 un boom edilizio. Molti si
diranno ma le case non erano tutte dei mafiosi o degli armatori.
Certo, infatti va chiarito che i soldi in quel periodo furono
veramente tanti, talmente tanti da animare l'intera economia
mazarese. Risultato? Mazara che prima si concentrava in pochi ambiti
territoriali, scopre su grandi numeri la casa di villeggiatura a
Tonnarella, la residenza nella parta più estrema di Via
Castelvetrano, fino a scoprire il quartiere Bocca Arena. In tutto
ciò, soldi pubblici per i terremoti annessi, nascono interi
quartieri popolari e non.
Ecco perché oggi Mazara è abitata da
Tonnarella a Quarara, da Mazara 2 a Santa Maria. Talune di queste
abitazioni fuori mano divennero poi anche prime case complicando se è
possibile la materia. In questo clima esasperato di corsa alla
costruzione di nuove case, paradossalmente sempre più grandi e vuote
di gente, la storia prende ancora una volta una strada diversa. Lo
stato dopo le stragi decide di svegliarsi, decide di intervenire e
per anni, dopo il celeberrimo 1992, impegna i suoi migliori uomini
nella lotta contro Cosa Nostra. Effetti? Potere di controllo
economico della mafia sensibilmente diminuito, difficoltà nel
reinvestimento dei capitali e fine anche per Mazara di un consistente
bacino lavorativo, l'edilizia appunto.
D'altro canto anche la pesca e
la marineria in genere caddero sotto i colpi delle inefficienze ed
inadeguatezze degli armatori ed anche li, quindi, soldi e benessere
si sono sciolti come neve al sole, tranne che in qualche raro caso.
Mazara senza soldi e senza sbocchi. Una situazione tragica direte, ma
un viaggio va compiuto tutto per essere istruttivo. Negli stessi anni
del benessere, soprattutto la marineria attirava un fortissimo numero
di extra comunitari dall'area del Magreb, uomini che venivano pagati
meno degli italiani, e che componevano a poco a poco un vero e
proprio substrato sociale. Quando poi le cose cominciarono ad andare
male, l'Europa aprì le porte dell'est , fenomeno che insieme alle
guerre nei Balcani fece affluire nei nostri territori un gran numero
di soggetti, scarsamente scolarizzati e per nulla avviati alle
professioni. Un numero ingente quindi di soggetti a reddito zero, che
oggi nel 2013 si ingrossa sempre di più, e che già era composto da
un foltissimo numero di Mazaresi. Cosa manca in questo quadro? Forse
il tassello più importante: la politica. Per guardare ad essa
bisogna partire da cosa non ha fatto. Non ha fatto un piano
regolatore in grado di garantire vivibilità a fronte degli oneri di
urbanizzazione, non ha per nulla combattuto l'abusivismo, quando
doveva, e non ha coordinato e cooperato con la marineria.
Storicamente queste colpe sono gravi, ma c'è anche quello che la
politica ha fatto, di sbagliato ovviamente. La politica ha per
decenni dimenticato il centro storico, di fatto consegnandolo
all'anarchia; la politica ha preferito ignorare che un'altra Mazara,
cosmopolita stava nascendo e non si è occupata di piani di
accoglimento ed inserimento sociale e d'altra parte ha preferito
investire uomini e risorse in battaglie perse.
Questi sono tutti i
dati da tenere in conto quando si vuole parlare della sicurezza a
Mazara. Molti ad un prima lettura sembrerebbero non entrarci nulla,
ma mettendo i cocci insieme si ottiene una società dove lo stato non
è presente, e, tagliando tagliando, le volanti non hanno la benzina
per vigilare su un territorio così vasto, i quartieri centrali della
città sono un <<non luogo>>, specie a talune ore della
giornata, dove potrebbero essere commesse le peggiori razzie e
pochissimi se ne accorgerebbero, e questo non lo dico io, ma chi ha
subito i furti. Proprio una società così complessa, mai capita, e
così disagiata partorisce casi disperati che considerano normale
vivere di espedienti, ai limiti della legalità e spesso anche anche
oltre. Una società dove, non dobbiamo nascondercelo, non c'è più
il mafiosetto locale che ti richiama e ti allontana sgherri e brutti
ceffi. Ed in tutto questo le forze dell'ordine? Beh chi lavora ci
sarà e c'è, magari anche tra i poliziotti municipali, ma il taglio
delle risorse e l'inadeguatezza e la svogliatezza di certi soggetti è
davvero uno schiaffo ai cittadini. Certo non si può pretendere di
avere degli eroi, ma pattuglie più attive sono un diritto. Mazara è
questa e lo è da Piazzale Europa a Via America, lo è da Tonnarella
a Mazara 2, lo è persino ormai in Via Garibaldi e Corso Umberto.
Quadro allarmante, è vero.
Cosa
fare?
Come dicevo all'inizio non sono candidato, e quindi non ho
necessità di fare un manifesto elettorale, ma non mi piacciono i
soggetti e taluni movimenti che stanno li sempre a menare il dito
quando a comandare sono gli altri, praticamente tutti quindi, ergo
provo a dare delle idee su medio e lungo termine. Queste idee non
possono però essere capite se non si chiariscono talune questioni,
che sono riconducibili all'attuale amministrazione, non perché
storicamente più colpevole delle altre, ma perché è quella che
abbiamo ed è quella che ha convinto un grandissimo numero di
cittadini durante le ultime elezioni comunali. Si era parlato tanto
di centro storico, e come volevasi dimostrare, e questo blog lo disse
in tempi non sospetti, non serviva a nulla coprire alcune strade di
opere ceramiche se dietro non vi è un lavoro sociologico e
tecnologico di integrazione. Le ceramiche di per se non portano ne i
delinquenti in galera ne rendono più abitabile un quartiere, in
questo caso la Kasbah. Semplicemente lo rendono più interessante per
15/20 giorni, passati i quali il mazarese medio, qualsiasi sia la sua
etnia, ritorna ad avere paura nel passare da via Bagno dopo le 20,30.
Così come un'altra critica che Mazara ha elevato al suo sindaco è
quella di avere dimenticato il resto della città: cosa che in parte
è pure vera, vedasi tonnarella per farsi un'idea rispetto a ciò che
è scritto nel programma elettorale. Ma se le critiche sono doverose
per marcare il campo, rispetto a questa ed alle precedenti
amministrazioni, bisogna guardare avanti, e cercare di immaginare
delle soluzioni. Il primo pilastro da cui partire deve essere il
fatto che non ci sono i soldi, o forse c'erano per le mattonelle ma
non per altro (a proposito come blog, ed io personalmente, aspettiamo
le delibere di giunta famose dove si dice che sono state regalate
totalmente dal sindaco alla città).
Ed allora che fare?
Partendo
dalla fantasia e dalla storia il primo passo non può essere altro
che la creazione di un tavolo tecnico con questore, prefetto e
rappresentanti provinciali e locali di tutti i corpi armati che
insistono sul territorio, per un sindaco che disse di non avere
problemi ad alzare la cornetta dovrebbe essere una bazzecola.
Obiettivo creare uno stato di grande mobilitazione per un semestre,
dove impegnare tutte le forze disponibili, chiedendo uno sforzo
condiviso a tutto i corpi armati, soprattutto insistendo nei
quartieri più disagiati. Le forze dell'ordine devono tornare a
camminare a piedi per tutta la città. Si devono vedere forze
dell'ordine a piedi da Santa Rosalia a piazza Imam Al Mazarì. La
gente deve notare che c'è lo Stato,
e questo è un punto di partenza essenziale. Questo sistema non si
deve inventare, esiste già, si chiama CIT (controllo integrato
territorio).
Secondo
passo. Un ulteriore tavolo tecnico deve essere formato da tutti i
presidi delle scuole locali di ogni ordine e grado, dai
rappresentanti delle associazioni sportive e dai sacerdoti locali.
Mazara si deve svegliare per un anno, non solo nel periodo estivo,
devono essere organizzati appuntamenti, meeting, incontri che devono
sensibilizzare la gente sul tema della legalità e contemporaneamente
fare esprimere le problematiche che magari solitamente rimangono tra
divano e televisore. Per un anno minimo le scuole dovranno uscire
dalle scuole, le chiese dalle chiese, scendere nelle stradine, dire
quello che vogliono ed avere sempre un microfono per farlo.
La gente
deve ritornare a parlare con il proprio vicino, le strade non posso
più svuotarsi alle 20,30 e però non deve esistere solo Corso
Umberto. Ultimo passo, anche questo a costo zero o quasi, è la
creazione degli sportelli dei poliziotti municipali nei vari
quartieri. Li le persone, in forma anonima potranno non solo fare una
regolare denuncia, ma sostanzialmente sollevare dubbi circa la
liceità di taluni movimenti che succedono, come il baccano notturno
o l'assembramento di gente sospetto. Il tutto sarà giornalmente
verbalizzato e settimanalmente inviato al sindaco e nel caso alle
forze dell'ordine competenti. Nessuno può tirarsi fuori da questa
battaglia di civiltà.
Queste iniziative certo non hanno la pretesa
di risolvere la questione della micro criminalità diffusa e sono di
certo pensati come una soluzione tampone che deve prima di ogni altra
cosa risollevare lo spirito locale, deve far credere che una Mazara
più sicura è possibile. Con il tempo ed i soldi si potrà fare
altro, come mandare gli assistenti sociali per le strade, fare la
video sorveglianza e riabilitare certe costruzioni diroccate.
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Foto Gaspare Stassi |
Com'è
giusto che sia mi aspetto molte critiche, la sola indifferenza non
capirei.
Ivano Asaro
Ivano Asaro |
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