giovedì 19 marzo 2020

❌ Non si può avere pietà


Stiamo vivendo, con buon margine di certezza, il periodo più complesso della nostra vita.
Sicuramente per molti di noi vale la frase:” non eravamo preparati”.

Non lo eravamo per niente effettivamente, occupati a friggerci in una padella sociale piena di falsi miti, falsi valori, falsi noi.
Il #coronavirus ci mette davanti la nostra vita nelle ore che passiamo nel silenzio, apparentemente riempito dal chiasso dei media. Scorgiamo i pilastri, quelli veri, sentiamo ribollire il nostro vero io.
Siamo insomma in una fase inaspettata di grande analisi, e non è quella che si fa col tampone.

Usciremo, quando usciremo, ma ne usciremo statene certi, molto diversi da chi eravamo fino a 20 giorni fa.
Stiamo combattendo una guerra, una guerra “mondiale”, ed ognuno la sta combattendo, chi nella trincea degli ospedali, chi a casa ad aspettare, al chiuso, buone notizie che per ora non arrivano.

Saremo come dopo una guerra, con molte debolezze, con molte sofferenze, ma magari anche con molta voglia di prendere a morsi la vita, nella consapevolezza diffusa che basta un bacillo in un qualsiasi angolo del mondo per cambiare l’intero destino.

Vedremo tutto ciò e sarà, anche, affascinante.

Lasciatemi dire una cosa dura.
Come in ogni guerra ci sono i topi, gli egoisti, i ributtanti delinquenti.
Anche in questa guerra ci sono.
Sono quelle persone che diffondono false notizie, falsissime, per disseminare il caos parteggiando per chissà quale amico straniero.
Sono quelle persone che non rinunciano neanche temporaneamente al culto della propria persona, alla propria vanità, anteponendola al bene comune.
Topi che nella guerra ci sono sempre, ed anche in questa ci sono.
E tali saranno per la storia e tali sono per la mia considerazione: Topi.

Ivano Asaro






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giovedì 12 marzo 2020

Caro Virus

Caro Virus, 

è con rispetto che ti scrivo. 
Lo ammetto, ci stai facendo paura. 
Tanta. 
Forse non ne abbiamo mai provata collettivamente così tanta da quando i nostri genitori salirono per la prima volta su una 500. 
Le immagini che ci arrivano da più parti della nostra penisola ci fanno letteralmente tremare. 
Milano deserta, Roma deserta, autostrade vuote, musei chiusi, ristoranti vuoti. 
Ci siamo fermati. 
Ci hai fermato caro virus.
Leggiamo parole come smartworking e pensiamo che in fondo non ci sia niente di positivo nello stare segregati in casa. 
Ascoltiamo termini come dpcm ma recepiamo soltanto che le regole sin qui stabilite non sono state sufficienti. 
Eppure caro Virus quello che ci stai facendo non è abbastanza, non c’è possibilità alcuna che tu ci batta.
Non lo so quando, non so neppure come e sinceramente non posso sapere se con certezza ci sarò in quel momento, ma l’Italia ti batterà. Si lo farà.
Caro virus sei venuto da terre lontane, lontanissime, e magari non sai dove sei capitato, quindi, sempre con rispetto, ti spiego dove sei e dove perderai.
Sei in un Paese strano, non ne esiste uno nemmeno paragonabile, minimamente somigliante. 
Una nazione, una lingua, mille dialetti, milioni di talenti.
Un paese, una bandiera, centinaia di sfumature.
Caro Virus da nessun’altra parte al mondo viaggerai da persona a persona come qui, in un catalogo indefinito di opere d’arte, paesaggi, storia e cultura.
Caro Virus è vero: siamo un popolo di “traffichini” ma lo siamo solo quando la storia non ci chiama al nostro posto.
Prova a chiederlo cosa l’Italia ha fatto dopo ogni grande sciagura.
Prova a chiedere come l’Italia si sia rialzata. 
Avremo i nostri difetti, certamente, ma nel complesso siamo eroi, piccoli e grandi.
Alcuni di loro li hai certamente incontrati nei reparti degli ospedali che hai riempito. 
Li con guanti e mascherina i nostri medici ed infermieri ti hanno fatto vedere di che pasta sono fatti. 
Con loro hai gareggiato e molto spesso perso, e quelle singole battaglie che hai vinto sono solo il prologo alla tua sconfitta definitiva.
Caro virus questo paese si è alzato da due guerre, da bombe senza padrone e da guerre civili. 
Questa Italia è rimasta unita e unica mentre il mondo la voleva debole e divisa.
Questa Italia ha cantato di morti, dipinto sorrisi e versato lacrime e sangue. 
Tu virus non lo puoi ancora sapere, ma qui perderai. 
Non lo vedrai ma noi torneremo, magari non tutti, a popolare lunghe tavole con la nostra pizza, la nostra mortadella, il nostro Chianti, i nostri cannoli ed il nostro caffè. 
Tu non lo vedrai ma noi torneremo a tifare, a cucire a vivere quelle strade che ora tu ci neghi.
Tu Caro Virus hai fatto l’errore più grande, affrontarci in quanto italiani, e quello è peggio che cominciare una nuova Campagna di Russia. 
Caro virus canteremo di te, scriveremo di te, racconteremo di te. 
Tu perderai. 

Ivano Asaro




Ivano Asaro 
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