La GdF, su indicazione di personale infiltrato, ha elaborato un nuovo identikit del padrino di Castelvetrano
Parlare non è solo ciò che ci è proprio, ma anche quello che serve alla condivisione,al superamento dell'io egoista, al raggiungimento del meglio. Questo non è sicuro, ma è NOSTRO dovere provarci, riflettendo le aspirazioni di chi ha disegnato il futuro, disdegnando chi questo futuro vuole portarlo via.
giovedì 27 marzo 2014
venerdì 14 marzo 2014
#iostoconRinoGiacalone: l'azione continua in attesa di risposte
C'è chi si è convinto, e forse il passato è stato maestro, che
le battaglie, quelle morali e legali, sono spesso bandiere ammainate
da esporre nei giorni di commemorazioni. C'è chi si è voluto
convincere che bastasse un atto di approvazione su un social network
(un “mi piace” su facebook) per dire che si è dalla parte delle
<<cose giuste>>. Non è così. Non è così specialmente
per Canto Libero. Non è così nell'opera di sensibilizzazione
#iostoconRinoGiacalone.
Si deve ben capire che dietro questo ashtag, quasi un ritornello, non sta solo l'apprezzamento per un giornalista, bravo e meritevole senza dubbio, ne tanto meno la voglia di conseguire una vittoria di Pirro. #iostoconRinoGiacalone, dirlo pubblicamente, impegnarsi socialmente, specie per i candidati alla poltrona di primo cittadino di Mazara del Vallo, significa fare una scelta di campo, una dimostrazione di come si vorrà condurre l'amministrazione della città del Satiro nei prossimi 5 anni, si spera.
Dire #iostoconRinoGiacalone significa dire: il mio comune <<è per la legalità, Mazara non fa solo chiacchiere>>. Abbiamo fatto trascorrere alcuni giorni, ed in questi abbiamo raccolto adesioni, simpatie, stimoli, di gente, candidati, uomini e donne, che a tempo debito verranno citati, gli verrà dato merito.
Oggi qui RI-chiediamo di aderire pubblicamente e fortemente al movimento di opinione #iostoconRinoGiacalone. Non vogliamo un “mi piace” su facebook, vogliamo i comunicati stampa, le prese di posizione, gli impegni. Vogliamo vedere chi può dire ad alta voce: #iostoconRinoGiacalone.
Si deve ben capire che dietro questo ashtag, quasi un ritornello, non sta solo l'apprezzamento per un giornalista, bravo e meritevole senza dubbio, ne tanto meno la voglia di conseguire una vittoria di Pirro. #iostoconRinoGiacalone, dirlo pubblicamente, impegnarsi socialmente, specie per i candidati alla poltrona di primo cittadino di Mazara del Vallo, significa fare una scelta di campo, una dimostrazione di come si vorrà condurre l'amministrazione della città del Satiro nei prossimi 5 anni, si spera.
Dire #iostoconRinoGiacalone significa dire: il mio comune <<è per la legalità, Mazara non fa solo chiacchiere>>. Abbiamo fatto trascorrere alcuni giorni, ed in questi abbiamo raccolto adesioni, simpatie, stimoli, di gente, candidati, uomini e donne, che a tempo debito verranno citati, gli verrà dato merito.
Oggi qui RI-chiediamo di aderire pubblicamente e fortemente al movimento di opinione #iostoconRinoGiacalone. Non vogliamo un “mi piace” su facebook, vogliamo i comunicati stampa, le prese di posizione, gli impegni. Vogliamo vedere chi può dire ad alta voce: #iostoconRinoGiacalone.
Ivano Asaro
Ivano Asaro |
giovedì 6 marzo 2014
#iostoconRinoGiacalone
L'iniziativa #iostoconRinoGiacalone si pone due obiettivi: sensibilizzare e responsabilizzare. Vogliamo far sapere perché Rino Giacalone, noto e bravo giornalista che opera in provincia di Trapani, è stato querelato dalla moglie di Mariano Agate, e cioè per avere fatto bene il suo lavoro. Inoltre vogliamo porre di fronte le proprie responsabilità tutti. I politici, candidati a sindaco in primis, devono dire da che parte stanno, ed alle parole fare seguire azioni concrete ed impegni pubblici. La responsabilità però è estesa anche alla cittadinanza, che così avrà modo di sapere chi sta con Rino Giacalone, ovvero con la verità ed il coraggio, e chi invece infila la testa sotto la sabbia ed ignor il tema della legalità. Mazara ha questo dovere perché Mariano Agate era mazarese e non tutti i mazaresi erano come lui. Mazara ha questo dovere perché è fiera di stare dalla parte di giornalisti come Rino Giacalone. Le prossime elezioni comunali si misureranno anche sui temi della legalità e della civiltà, per questo non molleremo come Blog Canto Libero e come gruppo di cittadini questo tema. Aspettiamo le dichiarazioni dei candidati e ne daremo conto alla città.
Propongo un'iniziativa da sottoscrivere e condividere. L'attuale sindaco (Nicola Cristaldi Sindaco di Mazara del Vallo ) e gli altri candidati ( Vito Torrente Toni Scilla Giuseppe Bianco Giuseppe Siragusa Roberto Frazzetta Leonardo FalcoNicolò Asaro) che si contenderanno la poltrona di primo cittadino di Mazara del Vallo si impegnino formalmente ad esprimere solidarietà e sostenere concretamente il giornalista Rino Giacalone, querelato dalla moglie del Boss Agate.
Mazara non può lasciare dubbi sulla propria posizione. I candidati a Sindaco tanto meno. #iostoconRinoGiacalone
lunedì 3 marzo 2014
Ignoranza, Maria di Trapani e mezzo litro di birra. La grande bellezza
Scrivo spesso in maniera noiosa. Me ne rendo conto. Mi accorgo
spesso pure di annoiare gli interlocutori, nei dialoghi da Bar,
quando cerco di essere (come al mio solito) un rompipalle puntiglioso
e libero. Sul fatto di essere puntiglioso ci sto lavorando, magari un
giorno lo sarò meno, sulla libertà credo ci sia poco da fare. Mi da
parecchia noia l'essere a favore del forte. Godo di più nell'essere
contro, quasi che essere solo, o comunque in scarsa compagnia, sia un
pregio.
Contro: la parola chiave. Essere contro: la condizione
dell'anima.
Nel tempo le maggioranze da avversare, quasi sempre a
ragione, erano le flotte Berlusconiane, oggi quelle Renziane e
Grilliote. A guardare bene però c'è una maggioranza ben più ampia
verso cui essere contro, una maggioranza più forte,
inconsapevolmente strutturata e gerarchica nei suoi capisaldi. Una
maggioranza strana, inscindibile ma che non si autoriconosce, che
segue però lo stesso credo, lo stesso codice, gli stessi generali.
E' la maggioranza dei Cojjoni.
Prendo in prestito una parola
abbastanza volgare, anche di questo mi rendo conto, che però spiega
bene ciò di cui sto parlando. Partiamo dal principio, ovvero da chi
sono i cojjoni. Non esiste il cojjone tipico, è una famiglia vasta
ed articolata che non riesce ad identificarsi in stereotipi interni,
al contrario, spesso i cojjoni sono tra loro contro, in dispute
ridicole e grottesche. I cojjoni sono quelli che alle sei del
pomeriggio del sabato preparano il pacchetto di fazzoletti perché
sanno che piangeranno davanti a <<C'è posta per te>>. I
cojjoni sono quelli che guardano puntate sconclusionate di un
programma che è una casa d'appuntamenti in diretta televisiva, come
<<Uomini e Donne>>. I cojjoni sono quelli che criticano
il Festival di Sanremo dopo quindici minuti della prima puntata (il
festival ne dura 4 di serate) ogni anno, con ogni conduttore, con
ogni direttore artistico, con ogni scenografia. I cojjoni sono quelli
che discutono sempre e solo degli ingaggi degli uomini dello
spettacolo e mai mai di quanto quell'artista ha fatto guadagnare o di
quale sia il suo valore in senso assoluto.
I cojjoni sono quelli che
guardano i video virali di <<Maria di Trapani>>,
<<Giuseppe Simone>> e gli altri sottoprodotti della
cultura popolare che vive sullo sfruttamento di persone disagiate non
solo culturalmente. I cojjoni sono quelli che fanno i video sulle
sfide senza senso basati sul bere mezzo litro di birra (nonostante
questa pratica abbia già mandato all'ospedale un numero abbastanza
alto di ragazzi). I cojjoni sono quelli che allo stadio fanno
striscioni indegni. I cojjoni sono i razzisti che ululano alla
presenza di un calciatore di colore. I cojjoni sono quelli che votano
alle elezioni nazionali contraddicendo quello che pensano (su quello
che dicono stendiamo un velo pietoso) perché tanto per quello ci
votano tutti. I cojjoni sono quelli che diffondono sulla rete (che
per inciso non è solo un social network, non è solo un blog, non è
solo un motore di ricerca) materiale dalla fonte improbabile, dai
titoli che sono l'iperbole della stronzaggine e che magari non hanno
neppure letto la prima riga oltre il titolo di quello che hanno
postato. I cojjoni sono quelli che non si fanno un'idea con il
materiale che hanno a disposizione (non la mia, ma una loro propria).
I cojjoni sono quelli che con superficialità affrontano il mondo.
Quelli che hanno l'Iphone, l'ipad, il Mac, e poi non sanno cos'è un
pdf. I cojjoni sono tanti. I cojjoni sono disperati e non lo sanno,
perché sono convinti che il passo indietro lo debbano fare prima gli
altri e si fidano di chi cojjoni ha influito a farli diventare. I
cojjoni sono un esercito formato da ignoranti arroganti, bimbiminkia,
padri peter pan, arrogantelli con lo slang da ghetto italiano. I
cojjoni sono milioni. I cojjoni non vogliono vere responsabilità.
Dicevo all'inizio che mi piace essere contro le maggioranze,
i forti, quelli che di solito vincono. Ho provato a scherzarci su,
dando un nome (cojjoni) alla categoria delle categorie del peggio che
l'uomo moderno possa esprimere. In questo contesto rintracciare la
cultura è esercizio difficile, a volte inutile. Pensateci:
Berlusconi e Di Pietro (universi opposti) in diverso modo speravano
di prendere i voti sull'ignoranza. Di Pietro considerava il fatto di
parlare l'Italiondo strumento per entrare nel cuore degli italiani
onesti, per dire sono uno di voi (in realtà Di Pietro l'Italiano lo
parla benissimo), <<anche io non mastico il politichese>>.
Berlusconi invece faceva di più: speculava proprio sull'ignoranza
della gente. Frasi come :<<Vi tolgo l'Ici>>, o la più
paradossale <<vi restituisco l'Imu>> sono passate alla
storia come “genialate politiche” quando non sono altro che forme
vili di approfittamento. Grillo poi, o forse meglio dire Casaleggio
hanno superato i predecessori. Il Movimento 5 Stelle ha proprio
portato in seno alla vita del Paese l'ignoranza (rendendola visibile,
non perché prima non ci fosse). Sono ferite aperte le frasi:<<
ci avevano detto che la politica è una cosa difficile, in realtà è
una cosa facile con l'impegno>>. Naturalmente non possiamo non ricordare i Bossi, i Borghezio e gli altri amici reclutati alla sagra del rutto libero.
La deriva è ancora in
svolgimento e si fatica a distinguere il vero dall'apparente. Paolo
Sorrentino con la sua opera, vincitrice di un Oscar, “La grande
Bellezza” ci ha raccontato tutto questo. Il
film di Paolo
Sorrentino
non mostra solo l'Italia dopo 20'anni di cura “Silvio
Berlusconi".
Il messaggio è più profondo. Descrive proprio come sono i tipici
volti, pensieri, atteggiamenti che si possono rintracciare in ogni
<<fine impero>>, in ogni <<tempo di decadenza>>.
Ci fa capire inoltre quanto la stessa decadenza possa essere
magmatica, affascinante, oscura. La deriva morale, dell'anima, non
per forza porta all'assoluta perdizione e dietro l'apparente e
dissennata condotta può celarsi il valore dei propositi e degli
uomini più deboli e per questo eroi.
In realtà io sono contro a
tutto ciò e questo non mi rende migliore, non mi da merito, non è
un pregio. Al contrario io sono il primo Cojjone che non avverte la
leggerezza di un certo modo di comportarsi, di pensare, di esistere,
il valore del fatalismo. Quindi alla fine anche io vedrò
assiduamente <<Maria di Trapani>> e berrò il mio mezzo
litro di birra. O magari comincio a guardare il Grande Fratello.
P.S. : Complimenti
per questo mistico risultato a Toni
Servillo e PaoloSorrentino.
Ivano Asaro
Ivano Asaro |
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