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Ivano Asaro |
Ho sempre amato imparare. Ho sempre
dato un alto valore al sapere. La cultura, la conoscenza, sono le
chiavi dell'auto che non possiedi, le montagne che vedi in riva al
mare, le persone vive che incontri di fronte le tombe. La cultura è
uno strumento di benessere, più che di felicità.
Fin da piccolo ho sempre prediletto un
metodo, le maestre dicevano metodo di studio, per imparare, per
capire. Cominciavo dai concetti generali e dalle cose curiose per
poi, col tempo addentrarmi nei meandri e nei capitoli più specifici
di certe materie. Diventato grande, la mente si fa più dura,
svanisce una parte d'immaginazione, e come tutti prima che capire l'argomento passo al capire le opinioni che altri hanno
sull'argomento, e questo in fondo lo facciamo tutti: per la riforma
delle pensioni, prima ancora della legge sentiamo il parere del
sindacato e del ministro; per le auto ancora prima del libretto di
istruzioni le parole dell'amico.
Si diventa grandi e si comincia a
capire e ragionare per schemi, per parole già postulate, si comincia
insomma a capire qualcosa che altri hanno giustamente capito prima di
te e ti porgono.
Nel volere capire Mazara ho applicato
questo metodo, ho cercato schemi e parole, idee e riflessioni:
risultato? Ne ho trovato parecchio di materiale.
Ma più
andavo avanti in quest'analisi, più mi addentravo nel torturare
amici politici e no, mi sono reso conto che questa Mazara non va
capita per le <<parole che ci sono>> ma attraverso le
parole non dette, le parole scomparse e le parole sussurrate:
Mazara attualmente è il quadro vuoto delle parole mute.
Ma quali sono le parole non dette?
L'elenco anche qui sarebbe lungo ed estenuante, ma sarebbe ipocrita
non capire che ci sono parole che sono più sensazionali ed incisive
di altre, ed è per questo che sinteticamente ne possiamo citare
alcune.
Come non cominciare dalle parole
scomparse dal lessico cittadino, e come non iniziare dalla regine
delle promesse elettorali, ovvero da quella parola, la <<ferrovia>>.
L'attuale sindaco Cristaldi ha
puntato, e ciò è stato propedeutico alla sua vittoria, sul sogno di
una città senza passaggi a livello, una città senza strada ferrata
a spezzar in due la città.
I mazaresi, come tutti gli altri
italiani, avvezzi a spaccarsi su tutto, hanno dato terreno fertile a
quella tattica elettorale, percorrendo la via dei pro e dei contro,
che in questa sede non commentiamo, ma che ci pone un ulteriore
quesito: quali risultati?
Pur partendo dal presupposto che il
progetto fosse valido e positivo, cosa si è prodotto dopo quattro
anni?
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Concretamente niente, ed ecco perché
la parola ferrovia è scomparsa dai giornali amici, dai politici
collaterali ed affini.
Ma perché non ne parla
l'opposizione?
Sostanzialmente perché in questa
vicenda, non tutte le colpe sono della giunta, anzi il consiglio con
le sue alterne maggioranze ha sempre mostrato singoli consiglieri che
si sono saltuariamente mostrati favorevoli prima e contrari dopo, e
viceversa.
Oggi? Oggi non pronunciare più
la parola ferrovia fa bene a tutti, ed ecco che ferrovia diventa da
vessillo parola muta.
Ma le parole scomparse non finiscono
qui, non finiscono mai in realtà, ed ogni campagna elettorale ha le
proprie. Possiamo scordare i termini <<spiaggia in città>>?
Possiamo scordare le parole <<spiaggia fruibile tutto
l'anno>>. Tutti termini che grazie ad una città semi
dormiente, infestata da una crisi irreversibile, già da tempo, hanno
gioco facile ad insabbiarsi grazie all'arte politica dell'attuale
sindaco e dei suoi accoliti.
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Come dicevo prima, però, Mazara non
si erge solo su parole scomparse, ma anche su parole mai dette, mai
pronunciate con senso. Esempi? Anche qui, in un elenco
lunghissimo, ne scegliamo alcune: coerenza e senso civico. Parlare di
coerenza senza pontificare, senza fare moralismi è al quanto
complesso, ma ci si prova. “Basta cominciare guardando l'attuale
giunta per capire come sia cosa inutile aspettarsi che personaggi
pubblici siano coerenti con quanto affermato con forza appena appena
due anni prima, a quanto da loro stessi detto e pronunciato con
convinzione veemente”.
E certo non è più ragguardevole
puntare lo sguardo al consiglio comunale, considerando che le
dinamiche sono del tutto simili.
Se per coerenza non brilla la
politica mazarese, certo per senso civico non si distingue il popolo
mazarese.
Esempi anche qui a iosa. Basta fare un
giro per le strade per rendersi conto che il novantanove percento
delle buche non sono addebitabili alla scarsa qualità delle strade,
così come costruite, bensì ai lavori dei privati, che sono veloci
nello spaccare la strada, che è di tutti, ma che non si curano, mai,
ma proprio mai, di risanare la strada con i criteri giusti onde
evitare le buche, di cui tutti ci lamentiamo.
A Mazara però le chiamate anonime
ai finanzieri sulle case abusive arrivano, sulla vergogna delle
strade rovinate no. E per carità non voglio dire che non debbano
arrivare le prime, ma che l'uso del telefono non dovrebbe essere
selettivo.
Ora il senso civico è concetto
estensibile quasi a piacimento e potremmo parlare e metterci tutto
dentro, ma una cosa che di certo non può non esserci è lo stato di
Tonnarella, anzi la scomparsa di Tonnarella.
Qui l'unica cosa che mi sento di dire è
un fragoroso grazie ai mazaresi che sono stati silenti negli anni
'70 e '80 di fronte agli affari della mafia, agli affari di chi si
considera cavaliere in questa città e di quattro affaristi collusi,
nella speranza di avere il villino estivo.
Mazara ha questo senso civico, quello
del silenzio e delle parole mai dette, mai come le parole <<decenza
e legalità>>.
A Mazara infine c'è una terza
categoria: quella delle parole sussurrate, delle
parole sottovoce, magari dette ai figli, ma non usabili in pubblica
piazza con pienezza.
Esempi: oltre alla parola <<ambiente>>,
venuta fuori indirettamente con il tema Tonnarella, come non metterci
due parole fra loro affini, anche se ricadenti in ambiti diversi,
ovvero alleanze e mafia.
Allearsi, di per se termine nobile,
a Mazara lo si pronuncia quasi sempre con un filo di voce, perché le
alleanze non sono per qualcuno, ma contro qualcuno.
Le alleanze
Pietro Marino-Vito Torrente sono contro altri candidati sindaco, cosa legittima ancorché di difficile comprensione per gli elettori di centro-destra; gli
alleati di D'Alì nella città del Satiro saranno contro Cristaldi a
meno di stravolgimenti; ci si allea per battere qualcuno, e non ci si
allea per favorire qualcuno, come il pd mazarese che non crea una
coalizione locale, per favorire in quell'area proprio Vito Torrente.
La politica è cosa magmatica per sua
stessa natura, ed ecco perché gli esempi da me fatti potrebbero
scomparire domattina, ma ci sono, e comunque la logica di fondo
rimane: a Mazara ci si allea, ma almeno all'inizio è meglio non
dirlo, è meglio fare passare la cosa sottotraccia, per non dare
vantaggi agli avversari. Alleanze fatte sulla testa di cittadini
che vedono aprire e chiudere sogni e prospettive con la stessa
cadenza con cui si aprono e chiudono le suddette alleanze, fin tanto
che il cittadino medio si stanca, non segue più le vicende e pensa
ad altro, e ti capita di vedere fantasmi in giunta.
L'altra parola con cui chiudiamo questo
estenuante elenco è Mafia. La mafia, il sottofondo di
Mazara.
Uno scenario povero di uomini forti e di grossi mezzi che però è ancora in grado di assicurare una certa
autorità, a cui ancora una certo ceto politico e certe fasce della
popolazione ambiscono ad avvicinare se non ad assoggettare.
Ora si può dire ciò che si vuole, ma
la Mafia a Mazara c'è, nonostante non sia più quella di una volta,
ovvero non sia più ricca o potente.
La mafia è uno di quei temi che si
sussurrano, che si leggono sul giornale di Sicilia, ma che quasi mai
ti fanno cambiare bar o cartolibreria, figuriamoci voto.
La mafia non è una parola
sussurrata: a Mazara la parola Mafia è una parola fantasma, tutto all'ombra di Matteo Messina Denaro .
Anche questa volta ho provato ad essere
sintetico, ma i compiti per l'estate sono sempre complessi, e danno
sempre frutti laboriosi da assimilare, specie quando il tema è
variopinto. Mazara è un caleidoscopio di situazioni, di silenzi e
grida, in cui il peso maggiore ce l'hanno le parole che non si
dicono, e siccome qui le ho dette, nei prossimi appuntamenti mi
occuperò di approfondire i riferimenti che ho fatto. Buona estate.