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Lucia riina |
Viviamo di emozioni e di sensazioni. Le brutte cose ci
sconvolgono, più o meno, così come le storie tenere ci impietosiscono.
Cosa c’è di più tenero dell’immagine e delle parole di una
figlia che giura di amare e di essere a suo modo onorata del proprio padre?
Cosa c’è di più emozionante e bello dell’orgoglio
famigliare?
Niente verrebbe da dire. Ma se quel padre è Totò Riina il
discorso cambia specie. Dove finisce l’amore paterno e comincia la presa di
posizione?
Dove si può dire che la figlia ha il dovere di ossequiare il
padre e dove deve giustamente dissociarsi?
Domande alte che si schiantano come onde infrante sugli
scogli del dolore dei morti e delle occasioni perse per Palermo, Corleone e
della Sicilia tutta. Ora, la figliola di Riina, la piccola di casa, ha detto di
essere onorata di portare il cognome del padre, di essere fortemente legata a
quella famiglia che da piccola la faceva pregare per il bene degli altri
famigliari, come ogni buona famiglia fortemente religiosa. La figlia di Riina è
libera di dire ciò che ritiene più opportuno, e meno male che può, in linea
ipotetica, dirlo. Ma alcune domande vogliamo fargliele, e magari sarebbe stato
giusto che le avesse poste il giornalista svizzero, troppo distaccato da temi
caldi come la mafia e troppo superficiale.
Signora Lucia Riina:
-Lei ha esplicato un suo diritto, costituzionalmente
garantito, ovvero il diritto d’opinione e di parola, ma lei sa che nella
società verso cui la mafia tende ciò non esiste?
Lei sa che nella mafia e nel mondo di suo padre non si può
parlare liberamente?
Lei ha mai contato il numero di morti per opinioni che
davano fastidio alla mafia?
SA, sono tanti e molti di questi siciliani. Uno si chiamava
Mario Francese ed intervistò perfino sua Madre, Ninetta Bagarella, ma erano
altri tempi, altra storia.
-Lei ha detto di venire da una famiglia dove si pregava la
sera, perché la sua era una famiglia
profondamente religiosa: ha mai pregato per i morti di
mafia, specie per quelli innocenti, per quelli che lottavano per la legalità?
Ha mai pregato per i magistrati e per i giornalisti uccisi?
Per i bambini e le
donne?
-Lei ha fatto intendere di non avere avuto contezza in
quegli anni di ciò che suo padre, ed il suo amorevole zio, facessero. Ma allora
come mai non si è potuta scrivere al liceo artistico? Come mai la sua famiglia
allora si allontanò dalla perfezione e le impose di non seguire la sua
propensione naturale? Non destò ciò sospetto? Non accendevate mai la
televisione? O forse pensavate essere ciò tutto un complotto dei giudici?
Ora le domande potrebbero continuare, forse all’infinito, ma
la nostra vuole essere piuttosto una riflessione. In questi giorni la figlia
del nuovo capo dei capi, la figlia di Messina Denaro, è arrivata agli onori
della cronaca per la sua scelta di lasciare la casa dove vive con la madre e la
nonna paterna, ovvero la madre del Boss. Il suo è un chiaro segnale, un segnale
determinato. Lei, se proprio non ce la fa a lasciarsi dietro quel passato,
perché almeno non tace in segno di rispetto di chi sta o peggio stava dalla
parte opposta a suo padre, spesso per un tozzo di pane.
Ivano Asaro |
Ivano Asaro - Redazione Telejunior
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una parte della redazione di Telejato/Telejunior |
Mi piacerebbe sapere se la ragazza abbia preso la decisione di allontanarsi dalla casa paterna spinta da una forte pressione mediatica o se invece stia acquisendo la consapevolezza che questo è soltanto il primo passo di un lungo cammino che potrà condurla verso la dissociazione totale dalla famigghia mafiosa e soprattutto dalla mentalità omertosa.Francesca Incandela
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